Con il trattato sul Fiscal compact approvato oggi in via definitiva dalla Camera diventa obbligatoria l’introduzione in Costituzione della regola del pareggio di bilancio nelle legislazioni nazionali dei Paesi Ue e di vincoli stringenti alla possibilità d’indebitamento di un Paese in termini strutturali. Tra le misure previste la definizione di un margine massimo di scostamento consentito per il deficit strutturale pari allo 0,5 per cento del Pil. Tra i diversi impegni assunti dagli Stati aderenti c’e’ l’individuazione di meccanismi automatici di correzione, che entreranno in funzione nel caso di deviazioni significative rispetto agli obiettivi di medio termine, e il rispetto della regola di riduzione del debito pubblico definita nel Six pack, ossia la diminuzione di un ventesimo su base annuale della parte di debito eccedente il 60 per cento del Pil. Il Fiscal compact è stato sottoscritto lo scorso 2 marzo da 25 Stati membri dell’Unione europea, con l’esclusione di Regno Unito e Repubblica ceca, ed entrerà in vigore il primo gennaio 2013, a condizione che almeno 12 parti contraenti la cui moneta è l’euro lo abbiano ratificato. Collegato al Fiscal Compatc l’istituzione del Meccanismo europeo di stabilità, il MES. In pratica si tratta di un fondo salva-stati permanente che prenderà il posto degli attuali analoghi strumenti provvisori (Esfs e Esm) già utilizzati per la crisi greca. Un fondo che interverrà in caso si debba salvaguardare la stabilità finanziaria dell’eurozona nel suo complesso e di uno dei suoi Stati membri. Detto così sembra una cosa positiva, preoccupa però lo statuto di questo organismo a cui si conferiscono poteri straordinari, con il rischio di essere ancora più svuotati dalla sovranità popolare già pesantemente condizionata da imposizioni europee che rispondono più alle esigenze dell’alta finanza e delle banche centrali che non ai bisogni reali dei cittadini. Il Mes disporrà di un capitale totale potenzialmente conferito di 700 miliardi di euro, di cui 80 di capitale versato e 620 di capitale ‘a chiamata’. Per l’Italia, che ha il 17,9% delle azioni ed è il terzo sottoscrittore dopo Germania e Francia, lo sforzo finanziario per questo meccanismo sarà di 14,33 miliardi di euro di capitale ‘paid-in’, da versare entro il 2014 con le seguenti scadenze: 5,73 miliardi nel 2012 e nel 2013 e 2,87 miliardi nel 2014. La realtà è che il Fiscal compact provocherà altri tagli drastici nella pubblica amministrazione e nei servizi alla comunità. Il Fondo Salva Stati Europeo(ESM o MES) è una struttura sovranazionale che pretende di gestire le risorse dei cittadini con immunità di giurisdizione e benefici di casta. Il MES(o ESM) costerà all’Italia 125 miliardi di euro. Questo fondo aiuterà gli Stati in difficoltà in cambio della possibilità di potere imporre ‘rigorose condizionalità’ da far gravare sulle spalle del popolo. Il PD ha votato a favore di questo provvedimento. Il vero problema è che su questo argomento è mancata una discussione vera. Ci auguriamo che ciò avvenga prima dell’approvazione definitiva prevista entro Dicembre 2012. Che sia un argomento che va ad incidere sulla sovranità nazionale lo testimonia il fatto che in Germania il provvedimento è sospeso in quanto al vaglio della Corte Costituzionale. Per questo motivo crediamo sia necessario approfondire la questione senza pregiudiziali di sorta ed in quest’ottica il nostro Circolo proverà a favorire una discussione nel Partito, nelle istituzioni locali e tra i cittadini.