L’IMBARBARIMENTO DELLA POLITICA

Non si può più parlare di politica perchè il cittadino, subissato dalla crisi e dalle tasse e disgustato dai molteplici scandali, è assetato di vendetta. Non ragiona. Dice solo: “Tutti uguali, tutti a casa”. Non distingue più niente e nessuno. Il dibattito si è imbarbarito con l’avvento di Grillo, che pone in maniera scientifica tutti sullo stesso piano, in modo da poter raggranellare più facilmente voti facendo leva sull’indignazione di massa. D’altra parte, come dar loro torto, se ogni giorno da un lato si chiedono sacrifici ai cittadini e dall’altro emergono scandali in cui si sperpera denaro pubblico con festini mascherati e cene a base di ostriche? Purtroppo oggi non si ragiona più. Non si può difendere il comune altrimenti chissà cosa c’è dietro; non si può dire che la preferenza non è la soluzione di tutti i mali perchè altrimenti sei uno che difende la casta; non serve neppure far notare che il più votato nel Lazio, con il sistema delle preferenze, è stato…Franco Fiorito. Ma anche al Comune di Roma, mister preferenza, Samuele Piccolo, primo degli eletti e vicepresidente del consiglio comunale, è stato arrestato (poi rilasciato) ed è ancora sotto inchiesta. Ma non si può discutere di questo.

I DUBBI DELLA PREFERENZA E LA DEGENERAZIONE

E’ chiaro che oggi questa discussione sulla preferenza appare difficile. Il Porcellum ha valicato il confine dell’assurdo, consentendo a personaggi di basso livello di arrivare in Parlamento, poichè fedeli al volere del proprio capo. Siamo alla degerazione opposta, con un parlamento di nominati, pieno di incapaci, raccomandati, amanti e chi può ne ha più ne metta. Ma questo non accade solo al Parlamento, ogni volta che si dà troppo potere alla polica ed ai partiti, quasi sempre questa opportunità degenera. Tornando alla Regione Lazio, il listino (il premio di maggioranza) della Polverini, ovvero i 14 consiglieri regionali non eletti ma nominati, è imbottito di ex assistenti di parlamentari, fidanzate, collaboratori. Vi è anche la moglie di Gianni Alemanno. Portaborse di Antonio Tajani era Carlo De Romanis, oggi protagonista indiscusso della cronaca politica per aver organizzato la famosa festa in maschera a base di gladiatori, maiali e divinità greche (per l’occasione lui si era travestito da Enea, pare). Sempre in quota Pdl (sponda Forza Italia) è stato inserito nel listino Pier Ernesto Irmici, portavoce del capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto. Spazio, poi, al segretario particolare dell’ex ministro Sacconi: Francesco Pasquali. Storie di collaborazioni e di cuore. Nel listino bloccato della Polverini è stata inserita anche la giovane Veronica Cappellaro. All’epoca delle elezioni fidanzata proprio con Pasquali. Infine, Isabella Rauti. La moglie del sindaco Gianni Alemanno. Con questi esempi diventa difficile discutere delle problematiche relative al sistema della preferenza, perchè se questa è l’alternativa è chiaro che non c’è partita.

I COSTI DELLA POLITICA

In egual modo, non si può discutere dei costi della politica. La realtà è un’altra: i veri sperperi, che si annidano nelle Regioni, nei Ministeri e nelle superconsulenze, ancor di più che nelle società partecipate (che comunque sono un’altra pessima abitudine della politica) e sicuramente molto di più che nei comuni e nelle province, non vengono mai toccati. Non emergono. Anzi, peggiorano. Il caso Lazio è solo l’emblema più evidente, con i costi moltiplicati negli ultimi due anni. Si è parlato di riduzione dei costi della politica. Ed il Governo, dopo tante mediazioni, prima, con Berlusconi, ha praticato la riduzione dei consiglieri comunali, poi, con Monti, ha proposto la riduzione delle province. Ecco, siamo questo popolo qua. Che non distingue, non ragiona. Sono tutti ladri. Tutti arraffoni. Dal consigliere comunale che prende 18 euro a seduta al consigliere regionale che, nei casi estremi, alla Fiorito, guadagna quasi 50mila euro al mese. Bello il passaggio di Michele Serra sull’Amaca: “Io questo Franco Fiorito lo conosco. E lo conoscete anche voi. Lo abbiamo visto dietro il bancone di un bar. Alla guida di un autobus. Alla cassa di una pescheria. In coda all’ufficio postale. E` un normotipo popolare italiano”. La sua tesi è che spesso gli italiani sbraitano contro la casta, ma “ove ne facessero parte, sarebbero identici a Franco Fiorito, per il semplice fatto che sono identici a Franco Fiorito. “Non si cambia un paese se non cambia il suo popolo, non migliora un paese se non migliorano le persone, la loro cultura, le loro ambizioni”.

NON SONO TUTTI UGUALI

Intanto cominciamo a dire che non sono tutti uguali. Marrazzo non è uguale alla Polverini. Si è dimesso per la nota vicenda dei trans, ma nella sua Giunta non c’è stato alcun assessore ingadato nè accusato di uso improprio di soldi pubblici. Sotto la sua guida la Regione Lazio non si è distinta per lo sperpero di denaro pubblico: la Giunta Marrazzo prevedeva circa 900mila euro – dato al 2009 – per i rimborsi ai gruppi e le spese di consiglieri regionali. Tale spesa, con l’avvento della Polverini, è lievitata prima a 9 milioni (nel 2011) per arrivare agli scandalosi 18 del 2012. Non ci sono state campagne pubblicitarie faraoniche sotto Piero Marrazzo: qui abbiamo fotografi che fanno servizi per 74mila euro o campagne pubblicitarie da 184mila spesi (come quella sugli sconti dei biglietti di autobus e tram per gli under 30, tra l’altro la gara è stata casualmente vinta da una società di un ex candidato della Lista Polverini). I costi della Regione Lazio, ed in particolare quelle dei rimborsi ai gruppi, è lievitata in modo esponenziale sotto la gestione Polverini. Lei però accusa il Presidente del consiglio Mario Abbruzzese di tale operazione e dice candidamente: “Non sapevo”. Come se fosse un semplice usciere o un passante, non la Presidente della Regione Lazio.

 MA LA POLVERINI SAPEVA?

“Non sapevo nulla”, ha detto con anima serena e candida la Polverini. Ma agli atti della procura pare che ci sia una lettera a firma di Franco Fiorito con protocollo 242/1, e “ricevuta di ricezione avvenuta” datata 18 luglio scorso, indirizzata a ogni singolo consigliere regionale del Pdl, al presidente dell’Assemblea regionale Abbruzzese, al vice-capo gruppo Carlo De Romanis e, appunto, “per conoscenza”, a lei, Renata Polverini. Questa missiva sembra provare l’esatto contrario. Scrive Fiorito: “Sollecitato da alcuni zelanti colleghi ho proceduto ad una serie di controlli su documenti giustificativi delle spese effettuate per il mantenimento del rapporto con gli elettori. Trovando una situazione assolutamente insostenibile, con assenza totale di documenti in alcuni casi e con giustificazioni, diciamo così, da approfondire, eccessivamente generiche e prive di riscontri effettivi (…) Come certo concorderà, è impossibile tollerare. E per questo, per i casi più evidenti, attendo risposta, in assenza della quale agirò, ove necessario, a mia e nostra tutela, secondo quanto previsto dalla legge”.

 LA SCENEGGIATA POLVERINI

La patetica sceneggiata della Giunta Polverini che prima destina 18 milioni di euro ai partiti ei consiglieri e poi, dopo due anni di malcostumi e sperperi, colti con le mani nel sacco, fanno dietrofront: “Non lo facciamo più”: senza parole. E via i tagli…per riportare i costi del funzionamento del consiglio alla cifra che destinava la giunta Marrazzo. Prima si raddoppiano le commissioni e poi, nel pieno dello scandalo, si dimezzano. Portandole come erano prima. A Roma qualcuno direbbe: “Che ce voi coglionà?”.

CHE SIA L’OCCASIONE PER UN DIBATTITO?

Chissà che non possa nascere un vero dibattito, cercando di fare chiarezza e senza lasciarsi prendere dalla voglia, anche giustificata, di dire: “Sono tutti uguali”. Da qui potrebbe partire un ragionamento, da parte di un Partito serio e democratico, per rivedere i costi della politica in generale e per una riforma, vera, del riassetto istituzionale. Invertire la tendenza: potenziare comuni e province e cominciare a ridurre, se non proprio abolire, le Regioni e gli enti intermedi; ridurre i parlamentari (e, ovviamente, i loro stipendi). Intervenire in maniera drastica sugli enti intermedi. Ma cominciare prima dalle Regioni che, in questi anni, sono state molto spesso viste come mucche da mungere. Troppi i trasferimenti e le deleghe avute dallo Stato. Senza controllo (altra questione che bisognerebbe porre). Non è un caso che gli scandali maggiori degli ultimi tempi abbiamo riguardato proprio le regioni: Lombardia, Sicilia, Lazio, Campania. Tutti i consiglieri regionali hanno, in talune regioni dopo metà legislatura, il diritto al vitalizio, spesso reversibile al coniuge e finanche ai figli! Scrive Feltri: “Un esempio clamoroso di follia gestionale: ogni seggio regionale costa ai cittadini italiani la bellezza di 743mila euro l’anno. Crediamo sia sufficiente questo dato a dimostrare che la politica si comporta con spregiudicatezza,ai limiti dell’indecenza: siamo più vicini alla criminalità che alla furbizia”. Pertanto, mi auguro che il PD prenda spunto da queste vicende per portare in discussione una riforma vera delle autonomie locali. Un dibattito serenno e franco dove non si debbano disegnare enti per postazioni di rendita ma solamente per il miglior funzionamento dello Stato, per garantire migliori servizi ai cittadini.

 Gianpio Sarracco, segretario del Circolo del PD di Fontana Liri

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