Nella parte finale del nostro articolo L’IMBARBARIMENTO DELLO POLITICA pubblicato alcuni giorni fa vi era un appello. “Da qui potrebbe partire un ragionamento, da parte di un Partito serio e democratico, per rivedere i costi della politica in generale e per una riforma, vera, del riassetto istituzionale. Invertire la tendenza: potenziare comuni e province e cominciare a ridurre, se non proprio abolire, le Regioni e gli enti intermedi; ridurre i parlamentari (e, ovviamente, i loro stipendi). Intervenire in maniera drastica sugli enti intermedi. Ma cominciare prima dalle Regioni che, in questi anni, sono state molto spesso viste come mucche da mungere. Troppi i trasferimenti e le deleghe avute dallo Stato”, confortato dal ragionamento di Vittorio Feltri sui costi delle regioni italiane: “ogni seggio regionale costa ai cittadini italiani la bellezza di 743mila euro l’anno. Crediamo sia sufficiente questo dato a dimostrare che la politica si comporta con spregiudicatezza,ai limiti dell’indecenza: siamo più vicini alla criminalità che alla furbizia”. Ieri la Lombardia, anche se Formigoni resiste. Oggi il Lazio. Domani probabilmente la Campania, anche se in questi giorni ogni tanto ne spunta fuori una: “Inchiesta anche a Palermo. La procura del capoluogo mette sotto i riflettori le spese dei gruppi all’Assemblea regionale siciliana. La Sicilia al primo posto per finanziamenti ai gruppi”. Ed ancora: “Regione Veneto, ai 60 consiglieri un “fuori busta” da 2100 euro al mese. Un sistema abbastanza semplice, a dire il vero, che permette ai consiglieri di incassare qualcosa come 25.200 euro a testa in un anno, per un esborso totale (a carico dei cittadini) di un milione e mezzo di euro per ogni anno solare. Come? Spiega il Gazzettino che il 22 marzo l’Ufficio di presidenza della Regione ha deciso di trasferire il rimborso forfettario dalle buste paga dei consiglieri direttamente ai gruppi consiliari. I quali, a loro volta, trasferiscono i soldi per bonifico ai consiglieri”. “. Senza dimenticare gli scandali che hanno toccato la sanità, di diretta competenza regionale, nel Lazio con Storace, ma anche in Puglia, Calabria e Molise.