Il Tar del Lazio ha disposto che la Presidente della Regione Renata Polverini indica entro cinque giorni le elezioni. In subordine dovrà intervenire il Viminale con una eventuale nomina di un commissario ad acta per procedere alle elezioni regionali. I giudici amministrativi, accogliendo il ricorso del Movimento Difesa del Cittadino, hanno disposto così che le elezioni avvengano entro 90 giorni dallo scioglimento del Consiglio regionale, avvenuto il 28 settembre. La decisione arriva poco dopo un annuncio della Polverini in senso radicalmente diverso: “Ho dato la mia disponibilità al governo – aveva detto la governatrice uscente – per votare insieme a Lombardia e Molise, per 50 consiglieri e senza listino”. Quanto alla possibilità che si arrivi comunque a votare con 70 consiglieri, Polverini ha affermato: “Ci sono due decreti nazionali che riducono a 50 i consiglieri nel Lazio e le Regioni hanno perso il ricorso alla Consulta”. La reazione della Regione alla decisione del Tar non si fa attendere. Una nota afferma infatti che la Regione proporrà ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione del Tar. Una decisione, si legge nella nota, che “risulta in totale contraddizione con le recenti pronunce della medesima sezione del Tar del Lazio con riferimento alle elezioni regionali del 2010”. Più tardi in serata arriva il commento della Polverini: “Come presidente della Regione Lazio devo rispettare l’Istituzione che è regolata da uno Statuto. Resta la mia volontà di assecondare un indirizzo del Governo per unificare la data del voto a quella delle altre regioni e di ridurre a cinquanta il numero dei consiglieri”. Facendo poi riferimento allo statuto della Regione Lazio, Polverini sottolinea come “non più tardi di due anni fa, prima il Tar e dopo il Consiglio di Stato, si sono richiamati a questo per riaffermare esattamente la prevalenza di questo principio rispetto ad una normativa che assegnava alla mia maggioranza tre Consiglieri in più. Resta ferma la mia volontà, già più volte espressa e ufficialmente comunicata, – conclude Polverini – di assecondare un eventuale indirizzo da parte del Governo per unificare la data delle elezioni a quella delle altre regioni impegnate nel voto e, soprattutto, la mia intenzione di lavorare per ridurre da settanta a cinquanta il numero dei Consiglieri da eleggere”.
La decisione del TAR
Il Tar ha deciso anche che, qualora la dimissionaria Renata Polverini non provvederà a indire le elezioni nel termine stabilito, sarà nominato il ministro dell’Interno come commissario per attuare quanto disposto dai giudici amministrativi. Nella sentenza si legge che “l’esigenza perseguita dalla legge elettorale della Regione Lazio è quella di garantire una tempestiva ricostituzione degli organi di governo regionale, secondo i principi costituzionali di efficacia e buon andamento e secondo il criterio di continuità di funzionamento delle pubbliche istituzioni”. In quest’ottica, scrivono i giudici nelle 20 pagine di dispositivo, “emerge con ogni evidenza l’incongruità e l’irragionevolezza di un’interpretazione della norma volta a ricomprendervi la sola fase dell’indizione delle elezioni, senza in alcun modo ancorare ad un ulteriore limite temporale il loro effettivo svolgimento”. Il Tar ha nominato “commissario ad acta il ministro dell’Interno o un funzionario delegato affinché in caso di inadempimento oltre il predetto termine di cinque giorni adempia in luogo del presidente dimissionario della Regione Lazio entro i successivi cinque giorni”. I giudici amministrativi dispongono “l’obbligo del presidente dimissionario della Regione Lazio di adottare il provvedimento di indizione delle consultazioni elettorali regionali entro cinque giorni successivi alla data della comunicazione della sentenza, fissando la data di svolgimento delle stesse consultazioni entro il più breve termine tecnicamente compatibile con gli adempimenti procedimentali previsti dalla normativa vigente in materia di operazioni elettorali”. La legge prevede 45 giorni per i comizi elettorali dal giorno dell’indizione degli stessi. Ma Renata Polverini non molla e annuncia il ricorso al Consiglio di Stato: “Come Presidente della Regione Lazio devo rispettare l’Istituzione che è regolata da uno Statuto. Resta la mia volontà di assecondare un indirizzo del Governo per unificare la data del voto a quella delle altre regioni e di ridurre a cinquanta il numero dei Consiglieri”.
Zingaretti: “Una vittoria dei cittadini. Si voti”. Il prossimo candidato del Pd alla ‘Pisana’ Nicola Zingaretti commenta il dispositivo del Tar con soddisfazione: “La sentenza del Tar rappresenta una straordinaria vittoria per i cittadini del Lazio che hanno atteso per 46 giorni questo momento. Votare è un diritto sancito dalla Costituzione, ma in questi mesi nel Lazio una destra irresponsabile e arroccata al potere e ai privilegi ha cercato in tutti i modi di calpestarlo”. Zingaretti ringrazia i ricorrenti e guarda ai prossimi mesi: “Il Tar, grazie al ricorso del Movimento Difesa del Cittadino, ha spazzato via alibi e scuse infondate – dice Zingaretti -. I cittadini, i movimenti e le associazioni di categoria hanno vinto una battaglia decisiva. Ora parlino programmi e idee per voltare pagina e rimettere in moto la nostra regione”. Per Antonio Longo, presidente del Movimento di difesa del cittadino, promotore del ricorso, questa è “una vittoria dei cittadini e del diritto contro l’arroganza di una certa politica. Questo pronunciamento – sottolinea Longo – fa giustizia di tutti gli arroganti ‘distinguo’ che la Polverini e i suoi avvocati hanno sostenuto in queste settimane. I cittadini si riappropriano del diritto di scegliere amministratori più onesti e più responsabili nella gestione dei di pubblici”. Longo ha poi ringraziato l’avvocato Gianluigi Pellegrino che ha permesso di vincere il ricorso, aggiungendo: “Attendiamo nelle prossime ore che la presidente dimissionaria ottemperi alla sentenza del Tar permettendo così alla politica nel più alto senso della parola di rientrare nella legalità, scandalosamente messa in discussione dal pervicace attaccamento alla poltrona, alle prebende e alla possibilità di nomine che questa giunta regionale fallimentare ha perseguito fino all’ultimo”.