Quarto anniversario del terremoto de L’Aquila

6 Aprile 2009, ore 3.32: la terra trema. In modo violento. E porta con se 309 angeli nel cielo. Quarto anniversario della sfortunata tragedia che ha colpito la città de L’aquila. Proprio ieri notte si è svolta la manifestazione che ha ricordato il triste momento, con una fiaccolata terminata proprio 3,32 in punto, con i 309 rintocchi in memoria delle vittime. Oggi altre manifestazioni di ricordo, è atteso anche il presidente del Senato, Pietro Grasso, per deporre una corona davanti la Casa dello Studente. In quella sfortunata notte persero la vita anche quattro studenti ciociari: Giulia Carnevale, Nicola Bianchi, Marco Alviani ed Armando Cristiani. Grazie al sito http://racconta.kataweb.it/terremotoabruzzo riportiamo al termine di questo articolo le loro storie. Riguardo alla ricostruzione dopo il terremoto, i lavori sono fermi e la città vive tra mille difficoltà. “Servono i soldi qualunque sia il governo altrimenti anche la città muore”.

LE STORIE STRAPPATE VIA

Giulia Carnevale era studentessa di Architettura. Si era trasferita all’Aquila da Arpino, vicino a Frosinone. Lì aveva sempre vissuto e si era diplomata al liceo classico. La notte del terremoto stava dormendo nel suo appartamento di via dell’Orto Agrario. Giulia viveva con ragazzi fontanesi a L’Aquila e aveva molti amici nel nostro comune in quanto aveva avuto diversi compagni di scuola di Fontana Liri.

 Marco Alviani aveva 23 anni e veniva da Sora. Non gli mancava molto alla laurea in Psicologia. Era al terzo anno e stava ottenendo ottimi voti, con i quali si era meritato la borsa di studio e l’alloggio gratis nella Casa dello studente. L’edificio che, crollando, ha ucciso lui e tanti altri ragazzi. Era tornato all’Aquila la notte del 5 aprile dopo un fine settimana in famiglia.

 Ad Armando Cristiani non mancava molto alla laurea in Fisica. Veniva da Sora, aveva 23 anni ed era al terzo anno di università. Viveva insieme ad Andrea Puliti nella casa di via Generale Francesco Rossi. Lascia la mamma Antonietta, il padre Nino e una sorella.

 Nicola Bianchi non aveva ancora compiuto 23 anni. Amava molto le piante carnivore: ne aveva diverse e le curava quotidianamente. E gli piaceva scrivere racconti di fantasia, che ogni tanto pubblicava su internet. Ma la sua grande passione era quella per la scienza: studiava Biotecnologie alla facoltà di Scienze Matematiche, fisiche e naturali dell’Aquila. Affrontava ogni esame con meticolosità. Il suo sogno era diventare ricercatore. Veniva dalla frazione di Colli, un piccolo paese in provincia di Frosinone. Era uno dei tanti ragazzi fuori sede. La palazzina in cui Nicola viveva, in via Gabriele D’Annunzio, è crollata come cartapesta, uccidendo tanti altri ragazzi. Una circostanza sulla quale il padre, operatore del 118, ha chiesto chiarezza fin dal primo giorno.

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