E’ legge la riforma Delrio. L’aula della Camera, con 260 sì, 158 no e 7 astenuti, ha approvato in via definitiva il ddl Delrio su città metropolitane, province, unioni e fusioni di comuni. A favore hanno votato Pd, Nuovo Centrodestra, Scelta Civica e Popolari per l’italia. Contro il ddl Delrio hanno votato Fi,M5S, lega, Sel e Fdi. Si ridisegnano così confini e competenze dell’amministrazione locale in attesa della riforma del Titolo V della costituzione. Le province diventano enti territoriali di area vasta, di secondo grado, e dal 2015 le città metropolitane subentreranno alle province omonime (sindaco metropolitano sarà il sindaco del comune capoluogo). La bagarre in Aula. Durante la votazione più volte il capogruppo di Fi Renato Brunetta ha urlato “Golpe! Questo è un golpe! Votiamo compatti no”. Dopo il voto, dai banchi del Pd si è levato un applauso. Le proposte di modifica presentate dalle opposizioni son state tutte respinte. Il testo era dunque identico a quello licenziato dal Senato, il 26 marzo scorso, con un maxiemendamento, su cui il governo ha chiesto la fiducia. Per i comuni sotto i 3000 abitanti (il caso di Fontana Liri) dieci consiglieri e la possibilità del terzo mandato per il sindaco.