Nasce Acad, contro gli abusi degli agenti

Il tema è fra i più controversi e non esiste un database ufficiale. Né è possibile stilare trend statistici. Ma a sentire almeno la denuncia di Acad (Associazione contro gli abusi in divisa ONLUS) sono in forte aumento le segnalazioni dei cittadini sul corretto operato degli agenti: abusi di potere e molestie sessuali in primis.
L’associazione – nata un anno fa a partire dagli strascichi della vicenda ferrarese di Federico Aldrovandi, il ragazzo 18enne ucciso da 4 poliziotti dopo uno stato di fermo – è entrata in contatto anche con esponenti delle forze dell’ordine che denunciano casi di mobbing per aver posto al proprio interno la questione, forse per troppo tempo sottaciuta. “Tante storie a testimonianza di un’unica grande verità: siamo in un Paese in cui l’abuso di potere non è più occasionale o accidentale”, dichiara Acad. “I numeri e la dimensione del problema mostrati e messi assieme anche qualche settimana fa nella puntata di Presa Diretta, descrivono uno scenario agghiacciante sempre meno giustificabile con la tesi delle mele marce”.
Tra i suoi obiettivi fondanti c’è quello della difesa dei diritti delle persone che hanno subito abusi da parte delle forze dell’ordine, quello di dar vita ad un mutuo soccorso solidale alle famiglie e agli individui colpiti da tali abusi anche tramite un sostegno economico (purché i soggetti coinvolti non si richiamino ad ideologie razziste, fasciste o xenofobe) e, infine, la realizzazione di un “pronto intervento” che si attivi immediatamente in tutta Italia in caso di segnalazione di abusi commessi dalle forze dell’ordine (attraverso un numero verde attivo 24 ore con supporto legale). Già molte le chiamate al numero verde 800 58 86 05, un servizio completamente auto-finanziato da volontari e familiari e che attraverso iniziative e la sottoscrizione della tessera cerca di raccogliere e aumentare le proprie risorse.
Un terreno molto scivoloso, quello della violenza ingiustificata esercitata dagli uomini in divisa, rispetto al quale l’Italia costituisce un caso anomalo in Europa anche sotto altri due aspetti in qualche modo correlati: i numeri identificativi per gli agenti e il reato di tortura. Da anni un vulnus giuridico. Dopo esser stato votato in Commissione Giustizia al Senato, il ddl per l’introduzione del reato di tortura – dove l’infrazione di un pubblico ufficiale si configura come aggravante – non è mai stato calendarizzato in Aula ed è poi caduto nel dimenticatoio. Analogamente, la riconoscibilità delle forze dell’ordine tramite una matricola identificativa o addirittura nome e cognome sulla divisa è prevista in molti Paesi europei (dove i livelli di scontro di piazza sono anche più elevati), ma non ancora nel nostro. Come testimoniano le adesioni raccolte dalla petizione rilanciata da MicroMega lo scorso anno, la proposta di identificazione per i poliziotti in tenuta antisommossa incontra sempre più consensi nell’opinione pubblica.
Già in Spagna la Guardia Civil e la Policía Nacional da diversi anni hanno l’obbligo di essere identificabili attraverso matricole in bella vista nelle uniformi. Lo stesso accade in Slovenia, in Repubblica Ceca e addirittura in un paese ad alta tensione sociale come la Grecia, dove solo per i ranghi più alti delle forze dell’ordine non è prevista la riconoscibilità quando in tenuta anti-sommossa.
In diversi paesi del nord Europa il numero identificativo si accompagna con l’esplicita indicazione del nome e della qualifica del singolo agente. In Francia il ministro dell’Interno Manuel Valls ha annunciato poche settimane fa l’introduzione di tecniche identificative per gli agenti, affermando che “per essere rispettata” la polizia deve prima “essere rispettosa nei confronti dei cittadini”. Anche in Germania, dove l’introduzione di metodi identificativi fatica a farsi strada, da anni c’è grande dibattito sulla questione.
“L’introduzione del reato di tortura e la matrice sulle divise aiuterebbero molto ma non sono risolutive senza una presa di parola delle vittime” afferma Cristiano Armati, uno dei fondatori di Acad, il quale associa l’aumento degli abusi alla forte rabbia sociale nel Paese: “Viviamo un’emergenza politica assoluta, dove il tasso di astensionismo cresce ad ogni tornata elettorale. I cittadini non si sentono più rappresentati da nessuno. Monta l’insofferenza e le forze dell’ordine utilizzano i manganelli per sedare i problemi sociali. Siamo alla criminalizzazione del conflitto”. Per questo Acad ha espresso nei giorni scorsi solidarietà per gli attivisti del movimento per la casa arrestati a Roma e per i militanti No-Tav.
Domani sera (20 febbraio 2014) si terrà la presentazione dell’associazione nella capitale (l’appuntamento è a Via Capraia 19 alle ore 20). L’iniziativa si colloca in una settimana densa di eventi rispetto alla questione degli abusi e degli omicidi perpetrati da appartenenti alle forze dell’ordine: in primis la manifestazione nazionale di sabato scorso a Ferrara dove oltre 5000 persone si sono strette al fianco della famiglia Aldrovandi e dietro lo striscione #ViaLaDivisa, chiedendo con forza l’espulsione degli agenti condannati per l’omicidio di Federico dalla Polizia di Stato; il giorno successivo a Salerno durante la partita di calcio Salernitana-Ascoli la curva Sud salernitana ha esposto uno striscione enorme che riporta proprio il numero verde istituito da ACAD, gratuito ed attivo h24, per denunciare gli abusi e le violenze da parte delle forze dell’ordine.
Alla serata romana parteciperanno Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, insieme a Raimonda Pusceddu, la madre di Stefano Gugliotta, pestato selvaggiamente mentre passava in motorino fuori dallo stadio Olimpico; Nina Scafuro, madre di Federico Perna, ucciso nel carcere di Poggio Reale dopo che in diverse lettere chiedeva aiuto alla madre e denunciava pestaggi e violenze, e Carmela Brunetti sorella di Stefano Brunetti, morto dopo aver passato una sola notte in cella nel carcere di Velletri. Infine Claudia Budroni, sorella di Dino, ucciso da un proiettile esploso da una volante sul Grande Raccordo Anulare.

(Articolo di Giacomo Russo Spena)

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