Marcello Mastroianni, un mito

mastroianniIn merito alla manifestazione “Marcello, un mito”, promossa dal Centro Studi Mastroianni, con serata finale Domenica 28 Settembre ore 17,00 presso lo Stabilimento Militare Propellenti, riceviamo e pubblichiamo. Dal 22 al 27 settembre si svolgerà, a Fontana Liri, una serie di proiezioni cinematografiche in previsione della serata di onore per i 90 anni dalla nascita di Marcello Mastroianni, del 28 settembre alla quale sarà ospite anche la grande attrice Sandra Milo. I film in programma sono I soliti ignoti, I girasoli, Una giornata particolare e Otto e mezzo.

Non importa se ad I soliti ignoti (1958) non sia andato l’Oscar come miglior film straniero e non importa se le critiche inondarono la mente di Mario Monicelli per aver scelto Vittorio Gassmann, ritenuto inadatto per il ruolo del balbuziente Baiocchi, ma agli italiani questo film piacque e piace tuttora. In una Roma indigente e povera, ben rappresentata dai calzoni cenciosi di Capannelle, la banda si organizza per fare il colpo del secolo. Tra gli altri attori troviamo Tiberio Murgia, Claudia Cardinale, Lella Fabrizi e Marcello Mastroianni nei panni di un fotografo scapestrato, ben diverso dal piacevole paparazzo che interpreta ne La dolce vita. In questa povertà urbana, spiccano l’intelligenza e l’arguzia dell’esperto ladro Dante Cruciani, che porta il volto e le smorfie di Totò e che trasforma il realismo drammatico in comicità pura. Gli scherzi e le gaffes degli imbranati protagonisti aprono le porte ad un nuovo genere cinematografico, quello della commedia all’italiana, che tratta con toni ironici gli argomenti drammatici. Un importante riconoscimento questo, al quale seguiranno tante altre opere in questo genere che da sempre contraddistingue la nostra penisola e che ci invidiano anche da Oltreoceano: le pellicole Hollywoodiane Crackers (1984) e Welcome to Collinwood (2002) sono liberamente ispirate al nostro grande capolavoro che risulta essere sempre molto attuale.

Di tutt’altro spessore è I girasoli (1969) di Vittorio De Sica. Durante la guerra, Giovanna (Loren) si mette in cerca di suo marito Antonio (Mastroianni) che è scomparso da anni dopo che, per un piccolo raggiro allo Stato, è stato spedito al fronte. La donna, armata di coraggio, parte per l’Unione Sovietica per ritrovare l’uomo e lo cerca ovunque, persino dove sono seppelliti i soldati, in un bellissimo campo di girasoli. Alla fine, lo trova e scopre che si era rifatto una vita con una giovane donna, dalla quale aveva anche avuto una figlia. Amareggiata, Giovanna non vuole parlargli e torna in Italia dove Antonio la viene a cercare tempo dopo. Si incontrano, vorrebbero sfiorarsi ma decidono che, per il bene dei figli, è meglio non vedersi mai più. Il pianto del bimbo che li distrae è quello del figlio che lei ha avuto con un altro uomo. Attraverso gli occhi del piccolo, recepiamo la malinconia che unisce i due protagonisti, che non hanno mai smesso di amarsi ma che si sono arresi al destino. Potremmo dire che la Loren è come Penelope, aspetta per anni il ritorno del suo amore. In quest’odissea, ritornano alla mente gli orrori della guerra ed i cuori infranti di coppie disperate, un dolore che trapela dagli sguardi dei due protagonisti attraverso un tenue filtro color seppia.

L’altra pellicola in programma è Una giornata particolare (1977) diretta dal grande Ettore Scola. Siamo nel 1983, in una Roma sotto il Fascismo, dove circolano per le strade Hitler e Mussolini, emblemi di marito-padrone e maschio virile che si contrappongono all’omosessualità del conduttore radiofonico Gabriele (Mastroianni). La solitudine di quest’ultimo si intreccia con l’infelicità di una casalinga e madre di ben sei figli di nome Antonietta (Loren). Da qui nasce un rapporto quasi di amore, racchiuso tra le mura della disperazione imposta da una dittatura che non permette al popolo di esprimersi liberamente. Antonietta quasi corteggia Gabriele perché vede in lui un’anima affine. La frustrazione della donna dà libero sfogo in una delle scene più toccanti del film, nel momento in cui dà uno schiaffo a Gabriele che le aveva appena confessato di essere omosessuale. Queste due vite si separano ben presto: Antonietta torna a casa sua ad accudire i sei figli, mentre guarda dalla finestra Gabriele che viene portato via dalle guardie in camicia nera, colpevole di essere diverso e dunque giustiziato. L’ignoranza della donna si contrappone all’intelligenza viva di Mastroianni che non si abbatte per la sua triste fine. Potremmo dire che il significato della pellicola è racchiuso nel libro di Dumas che lui regala a lei, per far trapelare il messaggio che attraverso la conoscenza e la cultura si può creare un popolo libero.

Infine, considerata una delle pellicole migliori di tutti i tempi, Otto e mezzoha meritato a pieno l’Oscar come miglior film straniero nel 1964. Osserviamo un Mastroianni profondo (ritenuto un perfetto alter ego di Fellini) alle prese con le crisi del regista Guido che sta elaborando il suo prossimo film. Decide di riposarsi in una stazione di cure termali per far sì che le idee vengano alla sua mente con l’aiuto della quiete e della calma. Ma la sua mente è inaridita e la sua persona infastidita da attori e produttori che gli stanno con il fiato sul collo. Dubbi, incertezze ed una complicata situazione sentimentale si manifestano nella sua profonda crisi esistenziale e lo portano a fare strani sogni, dei quali fanno parte i defunti genitori con i quali Guido parla come se fossero persone reali. In un viaggio onirico, egli viene a contatto con la moglie, l’amante, la protagonista femminile del film, intellettuali e sacerdoti. Ci troviamo tra sogno e realtà, in questo limbo in cui Guido non riesce più a distinguere le due facce in una confusione sia professionale che vitale. Decide così di lasciare la regia del film e mentre il set del film viene smontato e la troupe si sta allontanando, riaffiorano in lui strane sensazioni. E’ come se tutti gli incontri che ha fatto, nel bene e nel male (simboleggiato dai colori bianco e nero delle vesti dei personaggi) siano parte di lui. In questo immenso girotondo, Guido si sente libero e Fellini ritorna bambino, ricordandosi dei caroselli di quando era piccolo. Mastroianni appare magistralmente imprigionato nella storia, con il suo stile da intellettuale e con grandi occhiali neri da vista, stile tuttora copiato in tutto il mondo.

Tirando le fila di questi quattro capolavori, risalta sicuramente la varietà di ruoli che Mastroianni ha affrontato. Era un uomo dalla grande professionalità così come dall’immensa umanità. Tutti gli volevano bene e provavano, verso di lui, ammirazione. Nel momento della consegna all’Oscar alla carriera a Fellini (1993), Marcello pone nelle mani del grande regista il premio che lo ringrazia con un “Grazie Marcellino!”. Ma ben oltre va il sodalizio con Sophia Loren con la quale ha girato decine e decine di film. Ne “I girasoli” era già la dodicesima volta che facevano coppia. Come dimenticarsi il loro sguardo complice in Ieri, oggi e domani, Peccato che sia una canaglia e Matrimonio all’italiana! Le loro anime si sono incontrate spesso, creando situazioni di grande effetto e di sentimenti contrastanti: dalla tristezza alla gioia, dalla morte alla vita. Ci piace ricordarli in ogni modo, da giovani e da anziani; ci piace piangere ma anche divertirci insieme a loro. Insomma, un legame che mai avrà eguali nella storia del cinema. Quale altra coppia di attori/amici farebbe, dopo 31 anni (originale nel 1963 e remake nel 1994), uno spogliarello quasi a luci rosse? Provate a farlo con in sottofondo la canzone “Abat-jour”, forse funziona!

 

Maria Cristina Tamagnini

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