Direzione nazionale PD

matteorenziSi è svolta Lunedì 20 la direzione nazionale del PD. Questa la sintesi degli interventi.

Matteo Renzi: “Non è una discussione per addetti ai lavori, ma rivolto a come si sta nella società. Propongo cinque temi che riguardano la forma partito, ma non solo. La situazione internazionale, Democrazia economica. Come un partito immagina un modello di sviluppo diverso, La piazza. Tra pochi giorni un importante sindacata porterà in piazza migliaia e migliaia di persone. Noi abbiamo un profondo rispetto, nonostante abbiamo idee diverse, Lo stallo. Il capo dello stato ha sfidato il parlamento sullo stallo sulle nomine alla Corte costituzionale, del quale anche noi siamo responsabili. Noi dobbiamo riflettere. Questo parlamento è bloccato nei quorum istituzionali da un blocco che continua di dire no a tutto, ma dimostra che si sta sgretolando, Come parlamento e partito dialogano tra loro. Riforme istituzionali, legge di stabilità, diritti civili, ius soli, lavoro, scuola, pubblica amministrazione: nei prossimi mesi dovremo parlare in parlamento di tutto questo»
Dobbiamo definire cosa definisce un partito di sinistra nel 2014. Per me è la parola opportunità. Senza dimenticare indietro nessuno, nella logica dell’uguaglianza e non dell’egualitarismo. È un partito che vince. Nel senso che fa una legge elettorale che consente di sapere subito chi vince, al contrario di quanto successo in passato, con il Mattarellum o con il Porcellum. È un Pd che si allarga, che pensa di essere un “partito della nazione”. Questo partito deve avere gli strumenti elettorali, meglio con un premio alla lista, anziché alla coalizione. Io spero che da Gennaro Migliore, con l’esperienza di Led, fino a Andrea Romano, con quella parte di Scelta civica e Italia popolare, ci sia spazio. Il punto qualificante per me è che un partito così ha quella vocazione maggioritaria di cui abbiamo discusso»
Un partito che tiene insieme la partecipazione con la formazione politica. Ne ha parlato molto bene Gianni Cuperlo. Il combinato disposto primarie-esperienza amministrativa ha creato anche in qualche nostro comune dei pasticci. È un partito che seleziona, nella stragrande maggioranza dei casi con le primarie, in altri casi con la scelta degli organi di partito. Questo tema ha a che vedere anche con gli organismi interni.

Interviene Andrea De Maria, cuperliano, responsabile formazione nella segreteria nazionale dem. «Abbiamo fatto una riforma del finanziamento pubblico dei partiti che prevede che ci saranno molti cittadini che finanzieranno il Pd con il 2×1000 senza essere iscritti. Costruiranno un rapporto che è qualcosa più del voto alle primarie, senza avere la tessera. Dovremo costruire con loro un rapporto. Il ruolo degli iscritti è un tema importante: come li coinvolgiamo? Il referendum previsto dallo Statuto è uno strumento eccezionale, può riguardare solo grandi temi. Dobbiamo rendere permanente il rapporto con circoli e iscritti, com’era Circolinrete. Per me, infine, la formazione politica è fondamentale. Ci possono essere strumenti operativi, come una piattaforma telematica, cui stiamo lavorando»

E’ il turno di Pippo Civati: «Massima disponibilità a partecipare alla discussione su forma partito. Bene i toni del segretario sui voti di fiducia al senato, meglio di quanto abbiamo letto sui giornali. È vero che non votavo la fiducia a Letta, ma quando sei arrivato tu (rivolto a Renzi, ndr) ho cambiato verso. Bene i referendum, propongo di farlo sul Jobs Act»

Poi Giorgio Tonini, componente della segreteria e Giacomo Leonelli, segretario Pd Umbria.

Gianni Cuperlo: «Giuste e suggestive le piste di riflessione indicate da Renzi. Ma sento qualche distanza tra quello che stiamo dicendo e la realtà fuori da questa sala. Quale democrazia possiamo rigenerare? Propongo due questioni che vengono da prima di questa gestione: cosa siamo e cosa vogliamo diventare. Ho sensazione che in troppe realtà siamo soprattutto solo una macchina elettorale, assistiamo all’abbandono di troppe persone, pesa l’assenza di risorse e la conseguenza è quella di un partito di eletti. Così però attività politica transita solo da consensi personali. A sostegno di questo modello c’è la forza di Matteo Renzi. Questo modello funziona? Per me la risposta è no. Cosa vogliamo diventare quindi? Io non rimpiango il partito che c’è stato fino a ieri, credo che dobbiamo cambiare tutto o quasi. Dobbiamo sciogliere il nodo di fondo: l’idea che abbiamo di democrazia e come la sinistra può battersi per estendere diritti delle persone. Sondaggi rincuoranti, risultati elettorali e dati di ascolto televisivi compensano altre mancanza. Ma mia domanda riguarda come comunità di uomini può elaborare una cultura. Serve che una parte della società, quella cui ti rivolgi, sia messa nelle condizioni di agire. Pongo questione a Renzi: che cos’è la Leopolda? Ci sono comitati che sostengono idee di Matteo Renzi. So che ci sono correnti e non mi permetto di dire che non devi organizzare una parte. Ma se tu costruisci e rafforzi un partito parallelo con persone e risorse, costruisci una locomotiva che si tirerà dietro altri vagoni con meno risorse. E così andremo verso una confederazione, un’aggregazione di componenti, come in parte siamo già. È quello che vuoi? Per me non è un disegno coraggioso e ambizioso. Se si sceglie, lo rispetto, ma non possiamo rimuovere la discussione su una deriva di questo genere»

Goffredo Bettini: «Successo elettorale è dovuto alla nostra proposta politica. La discussione sul partito pesante o leggero deve essere cancellata, il partito è uno strumento, serve a rappresentare la nostra politica. La gente ci dice che non sa con chi rapportarsi, nei partiti o nelle istituzioni. Magari fossimo una federazione, come dice Cuperlo: in alcune realtà viviamo con gruppi che hanno come unico obiettivo il potere. Dobbiamo costruire una agorà che permette discussione continua: farebbe molto bene al nostro leader e alla crescita culturale e morale del paese. Adesso invece non abbiamo più niente»

Alfredo D’Attorre apprezza il rispetto dimostrato da Renzi per la manifestazione della Cgil

Si susseguono Davide Zoggia, Francesco Verducci, Alessandro Alfieri (segretario Pd Lombardia), il sindaco di Chiusi Stefano Scaramelli, Francesco Boccia, Nico Stumpo, Francesca Puglisi.

Stefano Fassina: «Questa discussione andava fatta anche prima, con Bersani segretario. Avere una cultura politica condivisa ci consente di avere anche un progetto comune. Il termine usato da Renzi, “opportunità”, non è sufficiente per distinguere la sinistra. Per me il termine è “persona”, aggiungerei “persona che lavora”. Un partito è parte, non è tutto. Che idea abbiamo dei corpi intermedi? Sono utili o sono un intralcio. Sulla forma partito, avverto come un problema quello degli iscritti, non per i numeri ma per la loro funzione: se decidiamo che non servono più, possiamo anche superarli, ma io credo che servano a costruire il cambiamento progressivo, che un partito che sta solo nelle istituzioni non riesce a costruire. Qual è il valore aggiunto dell’essere iscritto? Oggi non c’è. Per me deve voler dire avere diritti e doveri che un elettore non ha, tra cui partecipare alla stesura del programma e all’elezione dei segretari locali e regionali. Non ho capito il senso della Leopolda in questa fase, sarebbe stato meglio un appuntamento di partito, come un’assemblea dei coordinatori di circolo, per orientarci in una fase difficile. Sulla vita interna, infine, dovrebbe essere considerata la specificità di questa fase anomala: siamo stati eletti in parlamento con un programma, che non sempre coincide con quello del governo Renzi. Su questo va fatta una riflessione anche in rapporto al voto di fiducia Sono d’accordo con la costituzione di un gruppo di lavoro su questi temi, ma coinvolgiamo anche i circoli»

Le conclusioni di Matteo Renzi: “Anni di controprogrammazione vi hanno fatto perdere di vista cosa è la Leopolda: una vecchia stazione in cui persone, non necessariamente del Pd, si riuniscono per parlare di politica. No a chi vuole fare sul territorio la corrente dei renziani. Quest’anno il partito non ha organizzato niente contro la Leopolda, vabbè è il calendario. Quest’anno i tavoli si occuperanno molto di lavoro e di occupazione, io voglio occupare i lavoratori non le fabbriche. È leggermente sovrastimata questa storia sulla Leopolda. Vi invito a venirci, verificare quello che c’è. Mai e poi mai ci sarà la costruzione di una organizzazione parallela sul territorio. Non c’è stata nel 2010: su questo discutemmo io e Pippo Civati nel 2010 perché lui e altri volevano portare dentro il Pd quella discussione in modo strutturato. Facciamo uno sforzo tutti di non accusare di lesa maestà chi sabato andrà a Roma o a Firenze»

Termina l’intervento di Renzi. Orfini preannuncia per i prossimi giorni la nascita di un gruppo di lavoro (e già anticipa due nomi: Goffredo Bettini e Fabrizio Barca) e il coinvolgimento dei circoli, per poi dedicare al tema della forma partito l’assemblea nazionale di fine anno.

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