Il polistirolo è un materiale prezioso finché si tratta di imballare o proteggere qualcosa ma, quando non è più necessario, diventa una fonte di inquinamento che in molti Paesi non viene riciclata.
Il professor Vilas Pol, dell’Università di Purdue, se n’è reso conto quando ha dovuto togliere dall’imballaggio le apparecchiature per un nuovo laboratorio, e si è ritrovato con una moltitudine di chips di polistirolo destinate alla discarica: ha così deciso di trovar loro un impiego.
Il gruppo del professor Pol ha così iniziato a studiare le proprietà del polistirolo e del materiale da imballaggio realizzato a partire dall’amido, che è più ecologico ma contiene comunque sostanze chimiche e detergenti.
La ricerca ha portato a scoprire che con questi materiali si possono realizzare degli elettrodi per le batterie più efficienti di quelli attuali: in particolare il polistirolo è un ottimo sostituto della grafite utilizzata normalmente per realizzare l’anodo nelle batterie agli ioni di litio, e in più il processo per arrivare a questo risultato è molto semplice.
Il professor Pol ha spiegato a Phys.org: «Le chips sono riscaldate a una temperatura tra i 500 e i 900 gradi Celsius in atmosfera inerte e in presenza o assenza di un catalizzatore a base di un metallo di transizione».
«Il processo» – aggiunge il professor Vinodkumare Etacheri – «è economico, non dannoso per l’ambiente e potenzialmente adatto per la produzione su larga scala».
Il materiale risultante permette di realizzare anodi che sono 10 volte più sottili di quelli attuali e hanno una resistenza elettrica molto minore, il che si traduce in tempi di ricarica molto più brevi; inoltre, le prestazioni superiori si mantengono anche dopo centinaia di cicli di carica/scarica