L’ufficio parlamentare di bilancio ha studiato ed approfondito la manovra finanziaria sugli enti locali.
Nella relazione si evidenzia:
a) un taglio dei trasferimenti di carattere permanente di ammontare costante per i Comuni (1,2 miliardi) e crescente per le Province, fino a 3 miliardi a regime. In merito ai criteri di riparto (da stabilire con decreto ministeriale), per le Province la norma fa riferimento in via generica alla necessità di tenere conto anche della differenza tra spesa storica e fabbisogni standard. Tale richiamo è più specifico nel caso dei Comuni, in quanto si prevede l’aumento dal 10 al 20% della quota del fondo di solidarietà da ripartire sulla base delle capacità fiscali e dei fabbisogni standard;
b) un allentamento del vincolo di bilancio fino al 2018, che deriva dall’effetto netto di due misure. È aggiornata la base di riferimento del vincolo, data dalla spesa corrente media del triennio 2010-2012 (in luogo del precedente 2009-2011), misura che avrà un effetto restrittivo, dato l’inasprimento delle manovre annuali succedutesi nel tempo. In secondo luogo è disposta una riduzione delle percentuali da commisurare all’aggregato di spesa corrente media come sopra definito, che avrà un effetto espansivo di entità largamente superiore a quello restrittivo dovuto all’aggiornamento della base di riferimento della spesa;
c) l’adeguamento del saldo al principio della competenza finanziaria che impone di considerare tra le poste passive il Fondo crediti di dubbia esigibilità (Fcde). L’effetto restrittivo di tale principio ha natura permanente.
Ora, se il punto C il linea di principio, per quanto restrittivo, è teoricamente giusto in quanto previene i dissesti degli enti locali e dunque contrasta le gestioni allegre e sconsiderate degli anni passati, i primi due punti rimarcano dei tagli statali che subiscono i comuni e le province che stanno diventando difficilmente sostenibili, poichè mettono i comuni, specialmente quelli piccoli, in grandissima difficoltà.