Pubblichiamo un passo del prossimo romanzo di Flavio Venditti.
“Mi versai un dito di whisky e mi apprestavo a proseguire la ricerca, quando mia moglie si tolse il foulard verdognolo con cui si proteggeva i capelli dagli odori della cucina, e si sedette accanto a me, sulla spalliera della poltrona:“Il condominio ha deciso di tagliare la siepe giù al piazzale. Che dici?”
“Va bene, va bene, fai tu!” risposi, sfogliando le pagine del libro.
“Ho chiesto per la legna. Non la vuole nessuno. La prendiamo noi, che dici? Ehi, ma non parli mai, non dici niente?”
“Eccola là”, pensai. Già, che non ci fosse dialogo tra noi, era l’altra cosa che mi rinfacciava sempre, mia moglie. Almeno una volta al giorno: “Non parliamo mai, pensi solo a una cosa, tu!” era diventato un classico del suo scarno repertorio. Credo che sia un classico di ogni moglie e marito quel “Non parliamo mai” Ma che cosa ci dovremmo dire? Ve lo immaginate: “Hai visto? Capello mette Maldini in attacco” o che so “Che dici, Fini ci va con Berlusconi?” Sì, certo, c’è anche altro: “La moglie di Tizio se la fa con Caio” per esempio. “Va là, che ci sono anche cose serie” dite? E’ vero ma “Trovi che l’ossessione per la libertà della Fallaci sia autentica, cara?”, e due ore di opinioni e commenti. Dio ce ne scampi e liberi.
“Ma se dico sempre che va bene, che altro vuoi?” dissi, cercando di essere suadente ma che risultò in un mielato alquanto femmineo.
“Che te ne occupi tu dei nostri problemi, come fan tutti!” rispose lei, alzando la voce.
“Un carabiniere ti ci voleva!” avrei voluto urlare anch’io, ma finii per risponderle soffiando mentre, appoggiato su un gomito, mi frizionavo la fronte con le dita. Il fatto che non mi curassi delle cose d’ogni giorno, come accennavo prima, mi rendeva bizzarro agli occhi di lei. Io lo sapevo bene, e un po’ mi scocciava, anche se, di quale fosse il motivo, non avevo idea. O forse sì. La cultura era il motivo, credo. E per lei chi leggeva era colto. Non saprei se è così automatico, ma tant’è, per lei io ero colto. E con la cultura non si mangia, che è una semplificazione perché, nella sua complessità contiene anche “Sei superiore a me e questo non lo sopporto”. Chissà, forse sto sballando. Comunque è un segno d’amore. Di grandissimo amore. Nasconde, e nemmeno tanto bene, la paura di non essere stimata, considerata una “cosetta” da niente, di sentirsi sempre “provvisoria”, in attesa di essere sostituita, prima o poi, da un’altra migliore. Da qui quella sua dolcissima aggressività, credo.”
Da “I sogni muoiono a letto” -Romanzo- di Flavio Venditti