Conte propone un patto, Italia Viva ritira i ministri: si apre la crisi

Llda HuffingtonPost.it

La conferenza stampa di Italia Viva, slittata di quasi un’ora, inizia con la conferma delle dimissioni delle due ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti, del sottosegretario Ivan Scalfarotto e con una frase, pronunciata da Matteo Renzi, che mette la parola fine al secondo governo Conte, almeno come lo abbiamo conosciuto finora: “Il re è nudo. Conte ha creato un vulnus democratico”.

Un atto che apre ufficialmente la crisi di governo nonostante il Pd abbia provato a mediare fino all’ultimo momento utile e nonostante lo stesso premier Giuseppe Conte in extremis, dopo un colloquio con il Capo dello Stato, abbia offerto a Matteo Renzi un patto di legislatura per rilanciare la maggioranza. Niente da fare, il leader di Italia Viva reagisce dimissionando le ministre e la notizia rimbalza su tutti i siti internazionali. Il Movimento 5 Stelle si stringe attorno a Conte, poco dopo lo fa anche il Pd parlando di “scelta incomprensibile”. Il premier in Cdm accetta le dimissioni ribadendo che ha tentato di evitare questa crisi.

La giornata è stata lunga, ma i tentativi di ricucitura non sono andati nella direzione sperata. Il leader di Italia Viva alla fine getta la palla nel campo del presidente del Consiglio respingendo quindi la proposta di sedersi al tavolo. Per Renzi, le dimissioni di Conte sono imprescindibili: “Un nuovo governo Conte? Non abbiamo veti su nessuno e pregiudizi, non siamo interessati ad un nome, siamo interessati a mandare avanti l’Italia. Conte vuole venire in Parlamento? Andare in Parlamento non è una minaccia, non è una concessione, è la democrazia”. Renzi però sa bene che, senza i voti di Italia Viva e in assenza dei responsabili, il premier verrebbe sfiduciato. Quindi sottolinea, “sia per questa maggioranza”, quindi M5s, Italia Viva, Pd e Leu, “che per una eventuale forma diversa di maggioranza parlamentare non c’è un solo nome per Palazzo Chigi. Chi dice o tizio o voto, è irresponsabile”.

Non chiude del tutto all’attuale presidente del Consiglio, a un Conte ter, ma neanche esclude un nuovo premier. E infatti, in una conferenza, da bravo giocatore di poker, Renzi ha anche messo sul piatto le sue condizioni per sedersi a un eventuale tavolo: “Chiediamo di rispettare le forme democratiche, bisogna sbloccare i cantieri, essere nelle condizioni di riaprire le scuole, di avere una linea unitaria sulle grandi questioni industriali, abbiamo bisogno di crescita. Nel Recovery Plan sono stati fatti passi in avanti, ma resta un grande problema: perché non si prende il Mes?”. Ecco poi il coordinatore di Italia Viva: “Tutti dicevano che non funzionava più, perfino i 5Stelle. Noi abbiamo aperto la crisi per conto degli altri”, confida Ettore Rosato, ospite di Restart su Rai2 e nel corso della stessa trasmissione in onda stasera Teresa Bellanova sottolinea come ora la scelta sia “nelle mani di Conte”.

ll ritiro delle due ministre non comporta necessariamente la fine dell’esecutivo. C’è bisogno di un gesto. E in questo caso, dopo le parole di Conte e di Renzi, sembra chiaro che il premier debba decidere come procedere, se provare o no, ancora una volta a far sedere tutti attorno a un tavolo. Ma se il premier non si fidava, figurarsi dopo una conferenza stampa che il leader di Iv ha improntato contro di lui.

Può anche salire nuovamente al Quirinale e rassegnare le sue dimissioni. Potrebbe ricevere ancora una volta l’incarico di formare un nuovo governo e in questo caso si lavorerebbe a un Conte ter da far nascere con la stessa maggioranza di adesso. Oppure può chiedere di andare alle Camere per cercare una verifica e sperare nei responsabili.

Al di là di cosa succederà nelle prossime ore, la fotografia del momento racconta rabbia e delusione tra gli alleati. “Un grave errore fatto da pochi che pagheremo tutti”, twitta a caldo il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando. Poco dopo ecco il segretario dem Nicola Zingaretti: “È un errore gravissimo contro l’Italia ed è incomprensibile”. Duro anche Vito Crimi: “Credo che nessuno abbia compreso le ragioni di questa scelta. Ma ora è il momento della responsabilità, non dei personalismi”, scrive sui social il capo politico M5S.

Aprire una crisi ora ”è un rischio e un grave errore” per il ministro delle Politiche Ue, Enzo Amendola, che segue da vicino il dossier Recovery plan. Il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, alla domanda se c’è ancora una speranza di ricomporre lo strappo non chiude del tutto la porta: “Vediamo…”, dice lasciando il Senato. Dello stesso avviso Andrea Marcucci, il capogruppo dei senatori Pd tra i più dialoganti: “Quello di Renzi è un grave errore, ma le ragioni del confronto devono ancora essere percorribili”. Ora si attende la mossa di Conte, che intanto ha risposto a muso duro a Renzi accettando le dimissioni delle ministre

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