Foto che hanno fatto la storia…del calcio!

Lo Zaire ai Mondiali
Da http://www.lefotochehannosegnatounepoca.it/

E’ il 22 giugno del 1974 e l’allora Zaire (ora Repubblica Democratica del Congo) affronta nel corso della coppa del mondo di calcio, a Gelsenkirchen in Germania, il Brasile che era campione del mondo in carica. Occorre sapere tre cose prima di spiegare cosa successe allora perché se no, il gesto di Mwepu non avrebbe senso.

La prima è di tipo politico. La Repubblica democratica del Congo è governata dal dittatore protagonista del colpo di stato del 1960, Mobutu Sese Seko, prima capo di stato maggiore poi presidente del Paese Africano dal 1965, quando si sbarazza, con le armi, di Joseph Kasa-Vubu. Resterà al potere fino al 1997 quando una rivoluzione condotta da Laurent Kabila lo spodesterà. Fuggirà in Marocco dove morirà di cancro pochi mesi dopo. Mobutu è considerato uno dei dittatori più feroci della storia dell’Africa. Ma sarà ricordato soprattutto per il suo programma di «autenticità africana» che lo portò a cambiare il nome del Paese nel 1971 da Repubblica democratica del Congo a Zaire.

La seconda è che per la prima ed unica volta nella storia del football lo Zaire si qualifica per la fase finale dei Mondiali di calcio vincendo in Egitto la coppa d’Africa del 1974. I giocatori riceveranno in regalo case ed auto per quella vittoria. Mobutu vede infatti nel calcio uno strumento di affermazione internazionale. Ma il gesto non piacerà agli invidiosi dirigenti del regime, che vedono nei calciatori un simbolo da abbattere.

La terza è che nella gara precedente (dopo aver perso nella partita d’esordio 2-0 con la Scozia) lo Zaire viene sconfitto per 9-0 dall’allora Jugoslavia, una delle sconfitte più significative di sempre della storia dei Mondiali.

C’è però un’altra verità che sarà nota solo molti anni dopo. Nel periodo trascorso tra la partita con la Jugoslavia e quella con il Brasile i giocatori dello Zaire hanno ricevuto un chiaro messaggio da Mobutu: se perderete più di 3-0 con il Brasile al ritorno a casa troverete le vostre tombe.

È con questo stato d’animo che i giocatori dello Zaire scendono in campo. La sfida di Gelsenkirchen non è delle più facili. Il Brasile, anche se non paragonabile allo squadrone del 1970, è ancora una formazione di caratura internazionale nettamente superiore alla nazionale africana. E così le cose vanno come devono andare: a segno Jairzinho, nel primo tempo, poi nella ripresa in gol vanno Rivelino e Valdomiro.

Si giunge così all’85esimo. L’arbitro fischia una punizione per il Brasile al limite dell’area africana. Rivelino, uno dei tiratori più pericolosi di sempre, si appresta a calciare. E, improvvisamente, dalla barriera Ilunga Mwepu scatta e calcia il pallone verso la tribuna. Stadio ammutolito, giocatore ammonito e brasiliani sconcertati.

Il gesto sembra spezzare l’inerzia della gara. Il Brasile non trasforma la punizione e poi sembra non voler infierire: la gara finisce 3-0, punteggio che tra l’altro bastava al Brasile per ottenere la qualificazione grazie alla differenza reti, visto che la gara tra Jugoslavia e Scozia era finita 1-1 (Brasile-Jugoslavia era terminata 0-0, quindi alla fase successiva passeranno i verdeoro e gli slavi).

Il giorno dopo i giornali di tutto il mondo ironizzeranno sul giocatore africano che non conosce i regolamenti. Mwepu divenne un’universale icona naif tanto che si realizzeranno perfino delle magliette con stampato il suo volto.

Solo nel 2002 alla Bbc Mwepu racconterà la verità: «Mobutu ci aveva minacciato di morte, eravamo già sul 3-0, fui preso dal panico e calciai il pallone lontano. I brasiliani ridevano, ma non capivano cosa io provassi in quel momento».

Ora che Mwepu non c’è più, potrà essere ricordato e capito. E quella punizione battuta al contrario non sarà più un simbolo di vergogna. Ma solo il gesto tentato da un uomo disperato per salvarsi la vita.

ilunga

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