Le falle del fisco americano

Dal profilo Facebook di Lanfranco De Angelis. 

Questa settimana, il sito di giornalismo investigativo ProPublica ha pubblicato la prima parte di un’inchiesta su come i super ricchi degli Stati Uniti riescano a pagare una porzione irrisoria di tasse rispetto ai loro enormi patrimoni.

Nei documenti riservati della Internal Revenue Service (l’equivalente della nostra Agenzia delle Entrate) compaiono parecchi nomi noti. Elon Musk, direttore generale di Tesla e SpaceX, ha visto crescere il suo patrimonio di 13,9 miliardi di dollari tra il 2014 e il 2018, ma ha dichiarato un reddito di 1,52 miliardi, pagando 455 milioni in tasse. Questo significa che Musk ha versato un’aliquota fiscale del 3,27% in quel periodo (per intenderci, l’aliquota in Italia è dal 23 al 43%).

Il fondatore di Amazon, Jeff Bezos—il cui patrimonio è aumentato di 99 miliardi di dollari tra il 2014 e il 2018—ha dichiarato 4,22 miliardi di reddito, pagando 973 milioni di tasse per un’aliquota fiscale dello 0,98%. Quella dell’imprenditore Warren Buffett scende addirittura allo 0,10. E la lista va avanti. Il sistema americano comprende anche tasse federali, che per anni sono risultate zero per diverse di queste persone.

Il report di ProPublica mostra che, nel 2018, le 25 persone più ricche degli Stati Uniti avevano un patrimonio complessivo di oltre 1000 miliardi—equivalente al patrimonio di 14,3 milioni di contribuenti medi americani. E mentre i primi hanno pagato 1,8 miliardi di dollari in tasse, i secondi hanno pagato un totale di 143.

Una delle strategie chiave per eludere il fisco si basa sulle plusvalenze di proprietà e azioni invendute, contrapposte al reddito (soggetto ad aliquote più alte). Uno studio dell’Università della California mostra come più di metà del patrimonio dei miliardari derivi dalle plusvalenze. Aziende come Tesla, Amazon, Facebook e Google non pagano inoltre dividendi ai propri azionisti, permettendo ai fondatori delle stesse di risparmiare altri milioni di tasse all’anno.

In sintesi, come hanno sottolineato molto, i dati di ProPublica demoliscono “il mito del sistema fiscale americano.”
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