Il cratere di Batagaika, noto anche come “la Porta dell’Inferno”, non accenna a fermarsi. Situato nell’area della Siberia orientale, dove si trovano i monti Čerskij, rappresenta una delle tante conseguenze del riscaldamento globale e dello scioglimento del permafrost, il ghiaccio siberiano. La struttura ha iniziato a formarsi negli Anni ’60, quando parte di una foresta fu abbattuta, esponendo il permafrost al sole.
“La Porta dell’Inferno” cresce di 30 metri l’anno
La voragine cresce a una velocità “allarmante, anche di 30 metri l’anno” ha spiegato Vladimir Syvorotkin, geologo e ricercatore della Facoltà di Geologia dell’Università statale di Mosca che, al giornale russo Vechérnyaya Moskvá, ha precisato che le dimensioni del cratere (1 chilometro di lunghezza, 800 metri di larghezza e 100 metri di profondità) – dipendono da come il permafrost interagisce con l’ambiente”. Syvorotkin ha ricordato che il fenomeno è dovuto al termocarsismo, un processo che si verifica quando strati superiori della superficie terrestre sono distrutti dallo scongelamento e collassano su se stessi. “Una volta attivato – ha aggiunto Syvorotkin – è un processo molto difficile da fermare. Il permafrost è una formazione tenera, che soffre le temperature estive come la deforestazione”.
La situazione è diventata ancora più grave quest’estate a causa del caldo record che si sta registrando nell’Artico siberiano, dove nel mese di giugno le temperature hanno superato di 10 °C le medie stagionali, con punte di 38 °C. Gli esperti si chiedono in che modo questi cambiamenti climatici potranno influire sull’evoluzione del cratere. “Nonostante il permafrost sia sopravvissuto a episodi multipli di riscaldamento in passato, durante i quali il riscaldamento è stato naturale – ha commentato alla BBC Julian Murton, professore di Geologia e Scienze del Permafrost dell’Università del Sussex, in Gran Bretagna – il maggiore problema di Batagaika è che negli ultimi 50 o 60 anni il permafrost è stato anche destabilizzato dall’intervento dell’uomo”.