Il mito dell’Occidente in un lavoro del prof. Enrico Ferri

A cura di Carlo Venditti

Il “mito” dell’Occidente in un lavoro del prof. Enrico Ferri
Occidente. Una parola di uso corrente ma di cui difficilmente sapremmo dare riferimenti, che oltre al significato geo-topografico, esprime concetti storico-politici, che è stata ed è oggetto di riflessio-ni, scritti, analisi, dibattiti politici. Fino a generare incertezza e confusione, anche. Fino a diventare “mito”. E come tale, nel nuovo lavoro editoriale (editrice NOVA PUBLISHERS di New York City) l’Occidente viene etichettato ed analizzato dal prof. Enrico Ferri, docente di Filosofia del Diritto e Storia dei Paesi Islamici all’Unicusano. Parliamo del libro The Myth of Western Civilization. The west as an ideological category and political myth (Il mito della civiltà occidentale. L’Occidente come categoria ideologica e mito politico). Nel linguaggio accademico e in quello giornalistico, la nozione di Occidente è ricorrente. Lo abbiamo visto, ad esempio, nella recente crisi afgana, dove si è parlato di “sconfitta”, “scacco”, “umiliazione” dell’Occidente. Ma esattamente, o con buona ap-prossimazione, cosa intendiamo con “Occidente”? L’Autore dello studio lo paragona ad un mi-nestrone o al variopinto vestito di Arlecchino, formato da parti di tessuti diversi, ed anche al per-sonaggio di Frankestein, per sottolineare il carattere artificiale ed eterogeneo di questa categoria, che si presenta come geografica, in realtà essenzialmente politica. Infatti la corrente definizione di Occidente è quella che lo identifica con il modello politico, sociale ed economico tipico dell’Europa e degli Usa. Il problema sorge quando volendo estendere al passato, attraverso i secoli ed i millenni, questa categoria sostenendo che l’attuale modello liberal-democratico è solo l’ultimo fenomeno e manifestazione di una “Civiltà”, l’occidentale, che ha una storia antichissima. Ogni volta, però, che si cerca di definire cosa sia stata la Civiltà occidentale nel corso della storia, si arriva a conclusioni assai distanti, secondo chi tenti tale ricostruzione. Nel concetto di Occidente di volta in volta svi-luppato dall’occidentalista di turno, si sono quindi messe insieme realtà in apparenza (e solo in ap-parenza) in continuità/contiguità l’una all’altra: civiltà greco-romana, cristianesimo, Rinascimento, Illuminismo, democrazia, liberismo. Concetti invece in forte contrasto tra loro, ma dei quali ognuno – scrittore, giornalista, filosofo, politico, religioso – ha preso “in prestito” le parti che potevano combaciare, apparire in sintonia, essere utili a definire un proprio concetto generale di Occidente e di civiltà derivante o attagliata. Per questo l’Autore parla di “Occidente Arlecchino”, volendo signi-ficare che nella ricostruzione di una presunta storia dell’Occidente si mettono insieme in modo arti-ficiale parti diverse, spesso fra loro incompatibili, come ad esempio mondo greco-romano e cri-stianesimo, che si afferma proprio attraverso la distruzione della religione e della cultura “pagane”. In sintesi le tesi principali dello studio del prof. Ferri possono così riassumersi: l’Occidente che si presenta come categoria geografica in realtà è una categoria politica, ancor meglio ideologica, che nell’ultimo secolo è stata riempita di contenuti diversi, a volte fra loro culturalmente distanti, come il cristianesimo e la democrazia. L’Occidente è “mito” in un duplice senso: per un verso è una co-struzione che prescinde dai riscontri della storia, per un altro, come nella struttura del mito greco, ha una struttura di base da tutti condivisa (nel nostro caso quasi tutti concordano sull’esistenza di una Civiltà occidentale), ma una serie di varianti che sono le diverse interpretazioni di questa categoria. Ferri sostiene pure che nelle più diffuse ricostruzioni di una presunta civiltà occidentale, si operano dei collegamenti arbitrari e del tutto scollegati con i dati storici. Quando si parla di una civiltà oc-cidentale che nasce in Grecia, si sviluppa con Roma prima e con il cristianesimo poi, per trovare moderna collocazione nella liberal-democrazia, si mettono insieme realtà affermatesi invece l’una contro l’altra, non l’una in continuazione dell’altra. Oggi l’Occidente ci sembra coincidere con la parte di mondo che quotidianamente viviamo nei suoi vari aspetti: libertà acquisite, benessere, cul-tura (in senso ampio), economia senza vincoli statali, tecnologia, istituzioni democratiche con il po-polo che elegge i propri rappresentanti. Nella sua lunga, approfondita e documentata disamina, il prof. Ferri riconosce i risultati del modello di vita occidentale, ricordando anche il grande contributo che nel corso dei secoli civiltà come quella fenicia e araba hanno dato allo sviluppo dell’Europa, e nega che nel corso della sua millenaria storia l’Europa possa identificarsi con un modello, con prin-cipi e valori ricorrenti. Ne risulta quindi un libro accattivante, che porta il lettore, partendo da tempi lontani, a riflettere su quanto finora conosceva sull’argomento, ed aveva assimilato in maniera mec-canica o abitudinaria. A nostra volta ricordiamo che l’Occidente non ha una data di nascita certa e una storia condivisa, una identità comune sviluppatasi nel tempo. L’Autore ricorda che l’Europa è stata la culla di quella che i Greci chiamavano stasis, la guerra civile e che in Europa sono nate le guerre di religione. Il fine ultimo del libro, nell’intenzione dell’autore – che ben vi riesce – è proprio dimostrare che l’Occidente è soltanto una costruzione artificiale e ideologica con tanti presunti con-tenuti assemblati in maniera caotica. Un mito, l’Occidente, null’altro che un mito.

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