Il mondo operaio alle Cartiere Meridionali

A cura di Romeo Fraioli, da unoetre.it
La possente ondata di rivendicazioni popolari che scosse nel biennio 1901-1902 il mondo operaio italiano fu un fenomeno a carattere principalmente improvviso e spontaneo, che non aveva precedenti nella storia dell’Italia unita. Le forze lavoratrici di Terra di Lavoro in generale non parteciparono al movimento di rivolta in quanto si scioperò solo ad Isola del Liri, dove iniziava ad esistere una sufficiente organizzazione sindacale. Gli scioperi organizzati nel 1901 alle «Cartiere Meridionali» e nel 1902 alle «Courrier» e «De Caria», si inquadrano proprio nel movimento rivendicativo del biennio in questione.

Il 3 dicembre 1901, esasperate per le disagiate condizioni di lavoro cui erano sottoposte, cento operaie del reparto «stracceria» delle «Cartiere Meridionali», al rifiuto di un aumento salariale, iniziarono a scioperare; la risposta della direzione dello stabilimento non si fece attendere e le «stracciarole» ammutinate vennero sospese per dieci giorni. Lo stesso 3 dicembre furono sospese altre due operaie dello stabilimento «Fibreno» e venne licenziato l’operaio Luigi Venditti, organizzatore di un precedente sciopero verificatosi nella cartiera «De Caria» di Carnello.

Il clima, com’era facile immaginare, diventò esasperato per l’affissione di un manifesto da parte della stessa direzione delle «Meridionali»:
«Operai, ieri una parte delle donne addette alla stracceria, malgrado ripetute raccomandazioni del loro capo si sono rifiutate di ottemperare ad una disposizione di lavoro e hanno abbandonato il lavoro stesso. Quest’atto di indisciplinatezza grave per se stesso e per le conseguenze che potrebbero nascerne se non venisse da noi rilevato, fu punito con una sospensione di 10 giorni, che sarà mantenuta ferma, con avvertenza che dopo i 10 giorni chi non riprenderà il suo posto, sarà ritenuta senz’altro dimissionaria. Questo il fatto. Ora lasciate che per il vostro bene vi facciamo una raccomandazione. Per il buono andamento di una azienda sono assolutamente necessarie: la disciplina ed il lavoro serio ed attivo. L’una e l’altro soffrono gravemente da qualche tempo a questa parte, per cause diverse che qui non vogliamo enunciare. Voi non avete più la mente né alla disciplina, né al lavoro, e noi dobbiamo continuamente perdere un tempo che è prezioso per tutti, occupandoci di cose che al lavoro stesso sono assolutamente estranee e dannose. Parliamoci chiaro. Abbiamo la coscienza d’aver sempre pensato al vostro bene, al miglioramento vostro, e continueremo a pensarvi, mostrandovi con fatti, non con parole ch’esso ci sta a cuore. Ma a che ciò possa avere effetto, è necessaria la tranquillità, la disciplina e la serietà. Non ci lasceremo in nessun modo sopraffare da imposizioni e vi diciamo francamente, che secondo le disposizioni che abbiamo dal nostro Consiglio di Amministrazione, qualora la vostra fiducia venisse a mancarci e dovessero continuare le inconsulte agitazioni di chi non mira che al vostro male, incominceremo col rifiutare il lavoro, per metterci in condizioni di non avere in nessun caso conseguenze peggiori colla clientela. Comprenderete facilmente che ciò ci obbligherebbe alla fermata di qualche macchina ed alla conseguente riduzione di personale. Tutto ciò che si è fatto fin oggi non è lavoro di un giorno, ed il vostro buon senso deve dirvi quali somme enormi si siano dovute spendere, solo che ricordiate le condizioni dello stabilimento da 30 anni addietro. E molti di voi possono ricordarle. Se non si fosse fatto così la concorrenza enorme delle innumerevoli Cartiere d’Italia ci avrebbe abbattuti. Non disfacciamo in un sol colpo il lavoro di tanti anni; non fatevi illusioni, se domani incomincerà tra noi la discordia, se mancheranno la disciplina e l’attività seria ed efficace, la concorrenza, avrà facile vittoria di noi. Pensate dunque seriamente, continuate ad essere forti ed operosi, e siate certi che non avrete a pentirvene».

Il contenuto provocatorio del manifesto irritò non poco Bernardo Nardone e Vincenzo Giovannone che, in qualità rispettivamente di presidente e segretario della Lega di resistenza, si misero alla testa del movimento, ben consapevoli delle difficoltà cui sarebbe andata incontro una classe operaia ancora impreparata ed inesperta dal punto di vista organizzativo, soprattutto nell’eventualità di uno sciopero ad oltranza. L’assemblea della Lega si espresse per lo sciopero generale, ma l’inopportunità manifestata da Nardone, fece slittare la decisione di quindici giorni. La ripetuta richiesta della presenza di deputati socialisti sul posto e la pubblicazione di una smentita da parte della direzione delle «Meridionali» sull’«Avanti!» costrinsero Nardone, in aperta polemica con gli organismi socialisti centrali, ad inviare un duro telegramma alla direzione del Partito socialista italiano:

«Prevedesi sciopero generale imminente. Direzione obbligata intervenire seriamente, attendo due deputati. Lega duemila operai, cittadinanza meravigliata contegno vostro, dell’”Avanti!”. Responsabilità sconfitta, schiacciamento operai tutta vostra».
Un altro telegramma, altrettanto allarmante, Nardone lo inviò al ministro Giolitti, rimarcando com’era stato scongiurato lo sciopero e denunciando le provocazioni attuate mediante le affissioni di falsi manifesti a cura della direzione delle «Meridionali», accusandole altresì di gravi responsabilità per eventuali disordini.

Di diversa matrice l’opera svolta in quei giorni dall’onorevole Federico Grossi che, per gli stretti rapporti intercorrenti con i dirigenti di quella cartiera, si fermò ad Isola durante l’agitazione. Quello che segue è il contenuto di una sua lettera inviata ad un “caro amico”, il sottoprefetto di Sora, in merito allo sciopero:
«Ricevo il telegramma da Isola che mi previene aver Nardone proposto e fatto accettare lo sciopero generale. E sia. Domani vedrò Giolitti. Ritieni che la cosa può passar liscia. Si tratta di gente montata senza accordi – senza sapere ciò che vogliono – montati a base di odi di classe, di bugie, d’invidie. C’è da temere molto. Provvedi subito subito per la truppa che potrai tenere a Sora fino a che lo sciopero non si manifesti. Credo vorranno farlo domenica. Io sarò da te domani sera. A Nardone, che certo verrà da te parla il linguaggio che sai, e chiamalo responsabile. È una carogna. Non credo vengano altri. Qui i socialisti sono divisi e litiganti fra loro pro e contro Turati. Ma dobbiamo prevedere tutto. Io prevedo che solo i denari non vorranno. Ripeto provvedi a rinforzare la caserma ad avere i soldati. Saluti Grossi. P.S. Avverti il sottoprefetto di Frosinone, provvegga per l’Anitrella ove, dichiarato lo sciopero, volessero impedire di lavorare a quegli operai che sono quasi tutti di Monte San Giovanni».

Le crescenti preoccupazioni delle «Cartiere Meridionali», rispetto al movimento che di giorno in giorno assumeva dimensioni sempre più vaste, sono contenute in una nota inviata allo stesso sottoprefetto di Sora:
«Siamo informati che i soliti agitatori stanno ad aizzare gli operai delle cartiere minori di qui (anche con la compiacenza di qualche padrone) per venir questa sera ad impedire l’entrata degli operai nei nostri stabilimenti. Gli stessi operai suddetti verranno condotti a fare una clamorosa ovazione all’onorevole Gaetani [di Laurenzana] che arriva stasera ad Isola col treno dopo le ore 19, accompagnato, dicesi, da un altro deputato. Di fronte a tutto ciò ed al linguaggio sfrenato che si sente per i crocchi da qualche giorno, ci sembra assolutamente insufficiente il rinforzo venuto di carabinieri; epperò preghiamo la S.V. nell’interesse della libertà del lavoro e della tutela delle proprietà, di voler possibilmente disporre subito per l’invio qui della mezza compagnia di truppa costì residente, come Ella già fece poco tempo addietro. Ci pregiamo inoltre informare la S.V. che oggi verso le ore 17 e [un] quarto sarà qui l’onorevole Grossi, proveniente da Frosinone in carrozza».

Lo svolgimento dei fatti, che caratterizzarono quello che viene ricordato come lo sciopero delle «stracciarole», fu oggetto di alcuni rapporti di quegli organi preposti al controllo dell’ordine pubblico. L’11 dicembre 1901 è il comandante della Tenenza dei RR.CC. di Sora che informa il sottoprefetto di Sora:
«A seguito di precedente corrispondenza mi onoro riferire alla S.V. Ill.ma che per effetto della sospensione dal lavoro per 10 giorni, inflitta alle 100 operaie al reparto stracci delle “Cartiere Meridionali”, la lega di resistenza d’Isola del Liri nella riunione tenuta in villa Correa, il giorno 5 corrente, per spirito di solidarietà deliberò di promuovere una estesa e contemporanea astensione dal lavoro, per parte di quasi tutti gli operai, in numero di 300 circa dei vari opifici industriali di quella contrada. Il movimento doveva aver luogo tra sabato e domenica scorsa 7 ed 8 corrente, tanto che il 7 un centinaio circa di operai si recarono con torce allo scalo di Isola del Liri per ricevere qualche onorevole del Partito socialista che l’avvocato Nardone aveva già invitato a venire ad Isola. Col treno delle ore 19, giunto però il solo Nardone, gli operai non accesero le torce, accompagnandolo alla villa Correa, ove la Lega, in prima assemblea e ad unanimità, deliberò l’astensione generale dal lavoro per aver tempo di costituire un maggior fondo, col quale sostenere le spese dello sciopero. Per la più sollecita preparazione del fondo stesso, la Lega invitò pure i suoi componenti a concorrere con oblazione volontaria, cosa che si fece subito raccogliendosi un centinaio di lire. Domenica, 8, tutte le fabbriche per precedente richiesta degli operai, rimasero chiuse, volendo questi solennizzare la festa della Concezione e verso le ore 15, ottocento operai circa, capitanati dal socialista Giovannone Vincenzo, indrappellati a 4 a 4 , si recarono da Isola Liri alla vicina frazione S. Domenico ove, in un giardino aperto al pubblico, annesso ad un’osteria, il Giovannone li arringò sciogliendosi poi pacificamente e subito all’invito loro fatto dal funzionario di P.S. colà di servizio. Nulla avvenne di anormale, rispetto all’ordine pubblico, che non fu turbato anche per la presenza in luogo di parecchi militari dell’Arma, che eseguirono un efficace, assiduo ed esteso servizio di vigilanza. Il giorno 9 successivo cioè lunedì, tutti ripresero il lavoro ad eccezione delle 100 donne sospese che lo riprenderanno il mattino del 14 corrente, data in cui scadrà la punizione loro inflitta. La suddetta Lega di resistenza ritiensi conti fin qui 1900 operai circa, fra uomini e donne, ma un programma di miglioramento in genere, di nuove condizioni per capitale e lavoro, tra mano d’opera e produzione, non lo ha ancora. Detti operai, molto ignoranti, poveri di mezzi, nuovi a tali movimenti, non diretti da uomini seri ed onesti, si esaltano e si appassionano facilmente alle promesse esagerate di un migliore avvenire, che vien loro dipinto dai socialisti Giovannone Vincenzo e Nardone Bernardo, i quali si dice che in piena assemblea millantino la protezione delle autorità e del Governo, corroborando ciò col farsi vedere ad indirizzare a S.E. il ministro Giolitti telegrammi e lettere. Per tali ragioni è da ritenersi che detti due socialisti sobillino gli operai e li sfruttino allo scopo di procurarsi un terreno fecondo nelle elezioni amministrative e politiche. Comunque, l’agitazione operaia nella contrada Liri, non scomparirà almeno per ora, ma andrà sempre più aumentando, mantenendo in preoccupazione tutti per le continuate minacce di sciopero. Per essere quindi in grado di esercitare una proficua, oculata ed estesa vigilanza, ritengo necessario che la forza dell’Arma tra le stazioni di Isola Liri e Sora sia mantenuta a 30 uomini almeno fino a quando sarà stato rinforzato il presidio militare di Sora».

E’ del 13 dicembre 1901 un rapporto del delegato di P.S. di Sora al sottoprefetto di Sora:
«Alle ore 19 di ieri giunse in questo Comune accompagnato dal socialista Nardone, l’onorevole Montemartini e fu ricevuto dagli operai della Lega, in numero di circa 300, i quali, muniti di torce a vento, gli fecero una entusiastica dimostrazione gridando: “Viva il nostro deputato di Stradella, viva la Lega, viva i lavoratori”. Nel cortile della villa Correa il predetto onorevole tenne breve discorso agli operai cresciuti per numero. Egli raccomandò innanzi tutto l’ordine e dette norme per ottenere che la Lega si possa costituire forte e numerosa onde essere in grado di avere quelle concessioni che possono spettare agli operai da parte dei padroni. Raccomandò pure il rispetto a questi ultimi. Fece un breve accenno alle prossime elezioni amministrative, citando ad esempio i risultati che si sono ottenuti dalle elezioni di Milano e di Pavia, dimostrando la necessità della elezione a consiglieri delle persone appartenenti al Partito socialista. Il discorso ebbe termine con evviva alla Lega e con un saluto al socialismo. Tutti gli intervenuti al discorso si sciolsero poscia pacificamente e stamane dopo una conferenza tenuta dal ripetuto onorevole, nella sede della Lega sullo stesso argomento, questi è partito per Roccasecca in vettura, accompagnato dal Nardone e dal Giovannone».

Il 14 dicembre 1901 tutte le 100 donne precedentemente sospese dalla direzione delle «Meridionali» ripresero tranquillamente il lavoro.

[Sul movimento operaio di Isola del Liri ed in particolare sullo sciopero alle «Cartiere Meridionali» si veda «La Luce», 5 e 12 gen. 1902, Movimento operaio. Isola del Liri e Archivio di Stato di Frosinone, Sottoprefettura di Sora, busta 552]

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