Elezioni, il Pd all’opposizione, Fratelli D’Italia al Governo

Nonostante una legge elettorale pensata e scritta per non far avere maggioranze, il centro destra vince le elezioni ed avrà la maggioranza sia alla Camera che al Senato. Capolavoro di Letta che consegna il Paese a Fratelli D’Italia e al centro destra non con una ondata elettorale di destra : la coalizione guidata da Giorgia Meloni, nonostante l’exploit di Fratelli D’Italia, supera di poco il 45 per cento. Sommando i voti di PD, Cinque Stelle, Calenda-Renzi, Verdi e Sinistra Italiana si arriva al 47 per cento.

Senza la rimonta al sud dei cinque stelle, che ha strappato diversi collegi, il centro destra avrebbe avuto una maggioranza bulgara anche al Senato. 

Vittoria netta di Giorgia Meloni, vittoria del centro destra che però non è maggioranza nel Paese. 

Due gli sconfitti di queste elezioni: Matteo Salvini che in soli tre anni (2019) passa dal 30 per cento al 9, a conferma che la maggior parte dei voti di Fratelli D’Italia arrivano da quel bacino; Enrico Letta, che vede il Pd poco sopra il disastro renziano del 2018 (19 per cento, meno di un punto percentuale di differenza) ma con con pessimo risultato nei collegi, sconfitti quasi ovunque anche nelle zone rosse considerate blindate (ma questo non era difficile prevederlo, senza alleanze i collegi diventano automaticamente delle imprese impossibili).

L’errore delle alleanze è la madre della sconfitta e di questo Letta deve farsene carico ed assumersi le proprie responsabilità. 

Letta: per inseguire Calenda, con l’unico intento di isolare Renzi, ha rotto con i Cinque Stelle, per poi ritrovarsi lui isolato e solo al cambio di idee di Calenda, restando con l’alleanza di Bonino (che forse resterà fuori dal Parlamento), con Di Maio (inspiegabile ed inutile alleanza!, Impegno Civico ha preso lo 0.5 per cento e Di Maio ha perso chiaramente anche nel suo collegio e non sarà eletto) e con Verdi e Frantoianni, dichiarando poi in campagna elettorale che sarebbe stato difficile fare un governo con piu Europa Verdi e Sinistra Italiana. 

Fortunatamente è passata sotto traccia questa dichiarazione, ma è stata l’ennesima uscita a vuoto di un segretario completamente inadatto dal punto di vista politico.

Persona competente e valida, probabilmente, per guidare un Ministero, ma assolutamente inadeguato a tracciare una rotta politica.

Resteranno fuori tanti big nel Pd (purtroppo non Casini, che comunque è riuscito a far diventare contendibile il seggio blindatissimo di Bologna, con gli elettori del Pd che avevano chiesto a Letta di non candidarlo in questo collegio) ed il partito giustamente tornerà a fare opposizione.

Il PD delle correnti e correntine, importanti per ottenere incarichi. 

Basta. Stop. 

Ripartiamo dalla politica.

Il Pd ha perso ed è giusto che faccia opposizione. 

Questo risultato potrà favorire un rinnovamento ed un cambiamento di rotta. 

Questo potrà anche essere un bene: potrà consentire al Pd di ritrovare (o meglio trovare) una vera identità.

Negli ultimi anni il PD non è stato più il Partito degli ultimi, dei deboli, del disagio sociale, dei disoccupati, dei lavoratori, dei giovani. 

Non è stato più il partito del Lavoro. 

È stato solo il partito dei diritti civili, troppo poco per un partito ambizioso che vuole essere la prima forza politica e l’architrave di un futuro governo.

Una campagna elettorale, quella di Letta, sbagliata nelle strategie elettorali ma anche sui temi: rincorsa dei cinque stelle sul reddito di cittadinanza, appello trito e ritrito al voto utile, richiamo al pericolo fascista non percepito minimamente dagli elettori, l’agenda Draghi… 

Una sconfitta elettorale pesante che non potrà passare inosservata e che dovrà essere ben approfondita per capirne errori e motivazioni, in modo da ricostruire e ripartire. 

Negli ultimi anni il PD è stato il Partito del Governo, pur non vincendo mai le elezioni politiche.  

Professionisti dei Ministeri e degli incarichi, questo ci ha allontanato dai bisogni dei cittadini. 

I nostri amministratori spesso lasciati soli a combattere sul campo. 

Governi di larghe intese che vengono puntualmente puniti dagli elettori. 

Ci saranno terremoti politici nel Pd?

Me lo auguro, ne abbiamo bisogno. 

(Gianpio Sarracco). 

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