Dalla bacheca Facebook di Lorenzo Tosa.
Chi ha assistito poco fa al primo vero confronto diretto tra Elly Schlein e Giorgia Meloni in Parlamento non può non riconoscere la sproporzione imbarazzante di temi, di contenuto, di qualità politica, anche di mezzi espressivi.
Da una parte si è vista una giovane leader, Elly Schlein, consapevole del proprio ruolo, che ha messo all’angolo la Presidente del Consiglio su tutte le grandi questioni del nostro tempo.
Il lavoro: “Siete ossessionati dall’immigrazione, ma non vedete l’emigrazione di tanti giovani costretti da precarietà e salari bassi a costruirsi un futuro altrove”.
Il salario minimo: “Le ricordo che durante la scorsa legislatura il Pd ha provato ad approvare il salario minimo, ma lei e i suoi alleati avete votato contro”.
I diritti: “Avete quasi cancellato Opzione donna perchè le vostre priorità sono altre: i rave, i condoni, la guerra alle Ong e da ieri colpire i figli e le figlie delle famiglie omogenitoriali che hanno gli stessi diritti di tutti i bambini e bambine che fanno parte della nostra comunità”.
Dall’altra, una Presidente del Consiglio che annaspa, traccheggia, parla per slogan, non può più urlare come ai tempi dell’opposizione e allora manda la palla in tribuna scaricando la responsabilità dei salari sui governi passati (e allora il Pd?).
E a chi, come Magi, le fa notare le sue responsabilità su Cutro, risponde che “la nostra coscienza è a posto”. A posto. Con 84 morti che nessuno ha provato a salvare.
Oggi, in quell’aula, è venuta fuori la differenza abissale tra chi sa fare (davvero) opposizione senza urlare, senza bava alla bocca, e chi risponde alle critiche politiche come se fosse ancora una deputata di minoranza senza alcun incarico o responsabilità.
No, scusate, non basta essere donna per rompere il soffitto di cristallo. Bisogna anche essere credibili. Mai come oggi, ce lo hanno entrambe ricordato.