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Stefano Rossi nasce a Roma nel 1948. Impara a suonare la chitarra da un amico, e comincia a suonare nelle osterie le sue canzoni ironiche fra il country e la canzone popolare romanesca.
Prende il nome artistico di Stefano Rosso modificando l’ultima lettera del suo cognome.
Debutta con un 45 giri inciso con il fratello a nome “Arca di Noè” (1969), ma senza successo. Nel 1974 scrive due canzoni che Claudio Baglioni canta in televisione ma non registrerà mai.
Nel 1976 pubblica, come Stefano Rosso, il 45 giri semiautobiografico “Letto 26”, seguito nel 1977 da “Una storia disonesta”, che gli dà il primo successo di vendite e intitola il suo primo album. Nel 1978 pubblica …E ALLORA SENTI COSA FO, mentre il 1979 è l’anno di BIORADIOFOTOGRAFIE, scritto con la collaborazione di Gianni Marchetti, musicista collaboratore di Piero Ciampi.
Nel 1980 partecipa al Festival di Sanremo con “L’italiano”, inserito nell’album IO E IL SIGNOR ROSSO; seguono altri album, che però non ottengono riscontri commerciali.
Stefano Rosso abbandona l’attività musicale, alla quale fa ritorno sul finire degli anni Novanta, pubblicando in proprio dischi live o strumentali per chitarra acustica.
E’ morto il 15 settembre del 2008.
Il suo brano più celebre è Una storia disonesta
UNA STORIA DISONESTA :
Si discuteva dei problemi dello stato
Si andò a finire sull’hascish legalizzato
Che casa mia pareva quasi il parlamento
Erano in 15 ma mi parevan 100.
Io che dicevo “Beh ragazzi andiamo piano
Il vizio non è stato mai un partito sano”.
E il più ribelle mi rispose un po’ stonato
E in canzonetta lui polemizzò così:
“Che bello
Due amici una chitarra e lo spinello
E una ragazza giusta che ci sta
E tutto il resto che importanza ha?
Che bello
Se piove porteremo anche l’ombrello
In giro per le vie della città
Per due boccate di felicità”.
“Ma l’opinione – dissi io – non la contate?
E che reputazione, dite un pò, vi fate?
La gente giudica voi state un po’ in campana
Ma quello invece di ascoltarmi continuò:
“Che bello
Col pakistano nero e con l’ombrello
E una ragazza giusta che ci sta
E tutto il resto che importanza ha?”
Così di casa li cacciai senza ritegno
Senza badare a chi mi palesava sdegno
Li accompagnai per strada e chiuso ogni sportello
Tornai in cucina e tra i barattoli uno che…
“Che bello
Col giradischi acceso e lo spinello
Non sarà stato giusto si lo so
Ma in 15 eravamo troppi o no?”.
E questa
Amici miei è una storia disonesta
E puoi cambiarci i personaggi ma
Quanta politica ci puoi trovar