Situazione politica frenetica ma in lenta evoluzione. Dopo il faccia a faccia tra Letta e Renzi, prende piede il Renzi I più che il Letta Bis, per quanto l’ipotesi sia ancora complicata. Restano dei nodi da sciogliere. Ma i segnali che Letta sia al capolinea giungono da alcune dichiarazioni: la prima, quella che appare come un colpo decisivo, è di Angelino Alfano che non arriva ad escludere l’ipotesi del cambio della guardia: «Noi chiediamo, chiunque sarà il presidente del Consiglio, di concordare con precisione contenuti e programma”. Letta dice di tirare dritto per la sua strada, ma se non trova sostegno nel suo principale alleato e vicepremier, Alfano, è finita. Già nel PD, e precisamente nella direzione PD che deciderà il sostegno al suo governo, Letta è in netta minoranza. Il secondo segnale è la timida apertura a Renzi arrivata in mattinata dal segretario della Lega Nord, Matteo Salvini: «Vogliamo chiedergli cosa vuole fare. Non diciamo no a priori». L’ipotesi che circola con forza è quella di un esecutivo allargato con dissidenti a 5 Stelle (una ventina, stanchi di Grillo e Casaleggio) e l’entrata tra le forze di maggioranza di Sinistra Ecologia Libertà. Questo scenario garantirebbe a Renzi un orizzonte 2018, ben diverso dal galleggiamento di massimo 18 mesi proposto da Letta e poi al voto. Ecco perchè questa ipotesi potrebbe fare breccia tra i parlamentari che hanno tutta l’intenzione di concludere la legislatura. Con Renzi c’è la possibilità di arrivare a fine mandato. D’altra parte solo una prospettiva seria di governo fino al 2018 potrebbe far decidere Renzi ad accettare l’incarico, in barba a tutti i sondaggi: i vari istituti di ricerca hanno evidenziato che solo il 15% è favorevole alla staffetta, gli altri oscillano dal 75 all’80% con la netta contrarietà a Renzi premier senza passare per le elezioni. Una scelta impopolare, che potrebbe essere smaltita solo a lungo termine. Altrimenti per Renzi è finita ancor prima di incominciare. Perplessità arrivano anche dall’interno del Pd. Pippo Civati, sul suo blog, pubblica un post dal titolo «Coerenzi» e ricorda tutti i virgolettati in cui il sindaco aveva rassicurato circa la sua intenzione di non ostacolare Letta e il percorso dell’esecutivo. Ma Civati, si sa, è minoranza. Chi rimane contrario (che invece un peso ce l’ha) è Renato Brunetta, che probabilmente sottindente una qualche strategia di Berlusconi: «Se la direzione del Pd togliesse la fiducia a Letta e proponesse Renzi come premier succederebbe il finimondo. Ci sarebbe il ribaltone, un ennesimo ribaltone di palazzo prodotto dal Pd che sta scaricando sulle istituzioni le proprie tensioni interne. L’Italia ha bisogno di ribaltoni? Di ribaltoni di palazzo? L’Italia in questo momento ha bisogno di chiarezza e l’unica chiarezza la può dare o un programma di governo, cui noi siamo ovviamente contrari, di rilancio di Letta, oppure nuove elezioni». Per dagospia il percorso è segnato: “La resistenza di Letta nipote? Solo per alzare il prezzo e il peso della poltrona nel nuovo governo, trampolino necessario per poi traslocare in Europa appena ve ne fosse la possibilità. Ma il percorso è segnato, domani Renzi andrà avanti come un treno: dirà no ad un Letta bis perché le batterie sono troppo scariche e Letta eviterà di arrivare alla conta poiché sa benissimo che nell’attuale direzione del Pd egli è in netta minoranza”. E’ già pronto un governo Renzi, con il placet di Napolitano in quanto il Ministro dell’Economia sarebbe LUCREZIA REICHLIN, che offrirebbe provate garanzie a Bruxelles come a Francoforte, alle banche ed alla sinistra, oltre ad essere perfettamente spendibile con le principali cancellerie occidentali. E sui ministri è già totonome: Baricco alla cultura, al Viminale potrebbero andare Graziano Delrio o Dario Franceschini. Michele Vietti, vice presidente del Csm, alla giustizia. Epifani al lavoro, Maurizio Martina allo sviluppo economico. In pole per un ministero anche Gianni Cuperlo, Michele Emiliano, Dario Franceschini, Maria Elena Boschi, Andrea Guerra ed Oscar Farinetti (all’agricoltura). I ministri che dovrebbero essere confermati, oltre Delrio, anche Bonino, Orlando, Lorenzin e Lupi. Un ministero anche a Sel (chissà se non sarà proprio della Boldrini, oppure scenderà in campo Vendola). Ritorna in auge anche il nome di Fabrizio Barca, mentre tra le donne prende quota Federica Mogherini alla Difesa, deputata molto vicina prima a Veltroni e poi a Fassino. Domani il giorno della verità dove Renzi ha annunciato di parlare a viso aperto.