Per il centario del Partito Comunista, articolo di Lino Bianchi
Partito Comunista Italiano
100 anni dalla fondazione
Volendo fare una riflessione su questa ricorrenza ritengo opportuno soffermarmi sugli insegnamenti e non sulla mera elencazione dei fatti di cui questo partito è stato protagonista.
Fare tesoro di questa esperienza per costruire il futuro.
Per dirlo più chiaramente il contrario della rottamazione.
Il tratto caratteristico del PCI è stato infatti la capacità di sollecitare e guidare a sintesi le esperienze di lotta degli strati popolari della nostra Italia contribuendo a migliorare, al fianco del movimento Sindacale ed altri movimenti civili, le condizioni di vita e di lavoro di milioni di lavoratori e sollecitando la crescita complessiva del nostro paese.
Per molti è stato palestra di crescita politica e dedizione all’impegno al servizio delle istituzioni e della società.
Le lunghe discussioni nelle Sezioni del PCI, organizzate anche nei luoghi di lavoro, hanno contribuito alla crescita della coscienza civile di migliaia di militanti che hanno profuso il loro impegno contribuendo a sconfiggere il terrorismo che ha insidiato la nostra repubblica, nata dalla resistenza e fondata sulla Costituzione, scritta anche con il contributo fondamentale del Partito Comunista Italiano.
E solo riflettere sulla lunga discussione che vi fu all’Assemblea Costituente sulla stesura dell’Art. 1, ( L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul Lavoro ), aiuterebbe tanti a capire qual è il luogo in cui vivono e quali sono le origini dei diritti di cui godono.
Purtroppo oggi prendo atto che l’apparenza ha avuto il sopravvento sulla sostanza; il PCI non ha avuto modo di giungere al governo del nostro paese.
La politica italiana è sempre stata guidata da una “conventio ad excludendum”, ossia un accordo fra tutte le altre forze politiche, e dico tutte, volto ad escludere il PCI dalla possibilità di giungere al governo dell’Italia.
Occorre riconquistare la capacità di prestare attenzione alla sostanza e non alle apparenze, ridare ruolo alle competenze ed alla preparazione in tutti i campi, restituire un ruolo all’ esperienza delle persone per elaborare la costruzione del futuro.
Questo è quello che ho imparato alla Scuola del PCI, dove non mi hanno insegnato slogan, ma ho imparato a riflettere, analizzare, confrontare e portare a sintesi problematiche, esperienze e proposte per migliorare il benessere collettivo.
Si sarà capito che non sono un Comunista pentito, la mia esperienza comunista l’ho sempre messa e continuerò a metterla a disposizione della collettività.

