Arabia Saudita…

Dal profilo Facebook di Marco Galli

 
In Arabia Saudita sono previste tre tipologie di esecuzione: la crocifissione, la lapidazione e la decapitazione, che è il sistema più utilizzato.  Con “estrema generosità”, le donne possono scegliere di essere uccise con un colpo di pistola alla nuca, per non essere costrette a scoprire il capo.
La pena capitale può essere inflitta per omicidio, sia colposo che doloso, rapina a mano armata, traffico di droga, stupro, adulterio, sodomia, omosessualità, rapina su autostrada, sabotaggio, stregoneria e apostasia (rinuncia alla religione islamica).
Le tutele per gli imputati sono quasi se non del tutto inesistenti e le confessioni, spesso, sono conseguenza delle torture cui vengono sottoposte le persone.
Nel 2020 ci sono state 27 esecuzioni, nel 2019 furono 184.
Qualcuno mi dirà perché mi interessa tanto la situazione in quel di Riyad.
Semplicemente perché un Senatore della Repubblica Italiana, pagato coi soldi di quel regime, ha parlato pubblicamente di un rinascimento in atto in quella nazione, arrivando ad invidiare il loro costo del lavoro.
Provo vergogna come italiano, perché quel posto è un inferno per le donne, gli oppositori, i lavoratori privi di tutele ed è impensabile che un rappresentante del nostro Parlamento possa dire castronerie a gettone, per esaltare un regime feroce e oscurantista.

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