Ds Facebook di Flavio Venditti.
“La perfezione mi fa schifo. Tutte quelle donne e quegli uomini che cercano la perfezione negli stereotipi creati dalla società mi fanno venire il vomito. Fottuti manichini di carne senza personalità. Stessi vestiti, stessa musica, stesse espressioni, stessi cibi, stesse scopate, stesse auto, stesse vite… e alla fine? Stessi SUICIDI neurali di massa. Perché vivere come automi è senza ombra di dubbio, un suicidio. Quando tutti si è uguali, tutti si è nessuno. La perfezione è un uccellino in gabbia che vive, mangia, caga e muore con il SOLO SCOPO di essere AMMIRATO. Io voglio vivere libero, spiumato, infreddolito, denutrito ma libero” . Questa è solo una delle filippiche di Bukowski. Ma perché era così “cattivo” l’amico Charles ? Non poteva non sapere che con le parole non si convince nessuno, ammesso e non concesso che volesse fare proseliti. Neppure, credo, che i suoi fossero attacchi di vanaglorite acuta ricorrente, per cui disprezzava gli altri per apparire, lui, diverso, e migliore. Tanto meno un predicatore folle. Io credo invece che manifestare il disprezzo verso conformisti, perbenisti e filistei, ovvero la “normalità”, gli procurasse qualcosa di molto vicino all’euforia dell’innamoramento, se non un vero e proprio piacere erotico, qualcosa prossima all’”effervescenza collettiva” di Durkheim, o a ciò che Alberoni, nel suo saggio “Innamoramento e amore” definiva “STATO NASCENTE.” Comunque sia, traduciamo le sue parole astratte in scene di vita quotidiana: quando sentiamo l’amico o l’amica depressa, o isterica, o quello ossessionato, oppure quella angosciata, quando ascoltiamo i “lamentatores” di professione, quando osserviamo il tipo melanconico, quando apprendiamo di frustrazioni, di abulia, di sfacelo, personale o familiare, c’è sempre lui, Bukowski, lì, davanti a noi, a strizzarci l’occhiolino.