C’era una volta un Re

Dalla bacheca Facebook di Alberto Proia

 
C’era una volta un Re di nome Giordano che gli era rimasto poco di che vivere, aveva perso il suo regno e molti averi, era finita la monarchia e non aveva più la sua corte e neanche più la sua servitù. 
Il destino continuava ad accanirsi  su di lui, tanto che rimasto solo nella sua casa di campagna, non sapeva come fare per tenerla in ordine e spolverare, non sapeva cucinare e soprattutto si era accorto che il suo terreno circostante, un tempo pieno di alberi fiorenti e di un prato tutto verde, stava man mano diventando pieno di arbusti e con l’erba molto alta. Ci vorrebbe un cavallo, lui pensò, si metterebbe a brucare e a sgranocchiare gli arbusti tanto da mettere tutto a posto. E così fu’. Un giorno esasperato dal disordine del terreno, si recò alla fiera del bestiame e trovò un cavallo che costava poco, lo Pagò 2 soldi e si ritenne soddisfatto. Era un Ronzino magro e malnutrito, era quello che poteva acquistare, non certo permettersi un animale alto e poderoso. E così il ronzino, che chiamò Michelangelo, fu lasciato libero tra olmi e vecchi lecci, e date le sue condizioni, si mise subito a brucare con tanta lena: era affamato e dalla sua costanza a capo chino, si capì che aveva tanta fame arretrata e che nessuno mai l’aveva lasciato libero per potere mangiare tutto ciò che gli capitava sotto le sue labbra ben mobili e abili a brucare. Era felice, e anche il Re era soddisfatto: dopo qualche giorno  il prato era raso perfettamente e senza le frasche in mezzo ai piedi.
Ma, passata una stagione, Michelangelo ebbe un incontro con una lucertola grigia dalla coda spezzata, lei fisso’ il grande quadrupede e con i suoi occhi rossi gli disse: o ronzino! ti sei accorto che hai schiacciato con il tuo zoccolo pesante, il mio nido con le uova e staccata la mia coda? No, rispose Michelangelo, mi dispiace aggiunse, starò più attento e cercherò in futuro di non combinare altri danni. Qualche giorno dopo gli parlò un grillo, che gli manifestò il dispiacere di non potere più saltare da un arbusto all’altro come faceva prima, e poi fu la volta di una quaglia, che non trovava più dove accovacciarsi al sicuro. Isomma, stava diventando una lamentela generale dei tanti ospiti che vivevano intorno alla casa di Re Giordano. Certo, è un grosso problema, parlò ad alta voce Michelangelo a tutti gli animaletti che frequentavano quel grande giardino, cosa si può fare, aggiunse, per stare insieme senza che nessuno di noi soffra? 
Fu un dilemma, la domanda impegno’ tutti a trovare una risposta. 
Nel mondo, disse la cicala,  non sempre si trova spazio dove vorremmo stare, non sempre possiamo campare i giorni che vogliamo; anche il Re, aggiunse la libellula, sta vivendo un momento triste che non si aspettava, e ora, è ridimensionato con una casa più piccola e arrangiata.
E allora che facciamo? Replicò Michelangelo, io posso anche andarmene e togliere il disturbo, oppure mi sacrifico e mangerò di meno. Certo, il tuo gesto va apprezzato, disse il riccio sempre stanco. Non serve a niente andarsene da questo posto senza sapere cosa troviamo nell’altro, parlarono in gruppo le formiche: sparpagliarsi significa ricominciare da capo e non avere più con chi parlare proprio ora che facciamo parte di una comunità allargata; la terra che abbiamo a disposizione è sufficiente per tutti, evitiamo di metterci a cercare altri luoghi, in fondo, continuò poi la regina della colonia delle formiche nere, anche noi rendiamo un servizio a questa terra che altrimenti non riesce a trovare il giusto equilibrio.
Il dibattito fu acceso e si dilungo’ così tanto che se ne accorse Re Giordano, che intervenne e disse: questo mondo è strano, quando pensi che tutto sia bello e straordinario e che meglio di te non ci sia nessuno, ti ritrovi a discutere e a capire perché da un momento all’altro dobbiamo cambiare vita.
Voi però continuate a ragionare, e anche se a fatica, troverete la giusta soluzione. Io, continuò Giordano, vi chiedo di restare tutti all’interno dei miei terreni, solo con la forza della mente si possono superare gli ostacoli improvvisi: dobbiamo essere noi a impreziosire quello che ci capita e non consumare senza iniziative e sacrificio quello che ci lasciano gli altri. Fu così che dalle parole sagge del Re e con la buona volontà degli abitanti, in quello spazio di campagna, si trovò la soluzione: rinunciando tutti un po’ alle cose che avevano prima. Inedita. A.P.

Lascia una Risposta








 Acconsento al trattamento dei miei dati personali (Regolamento 2016/679 - GDPR e d.lgs. n. 196 del 30/06/2003). Privacy Policy.

Il presente sito fa uso di cookie anche di terze parti. Si rinvia all'informativa estesa per ulteriori informazioni. La prosecuzione nella navigazione comporta l'accettazione dei cookie. Leggi di più

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi