Analisi e prospettive da parte del PD di Cassino

Post su Facebook del segretario Pd di Cassino Romeo Fionda. 

IN POLITICA SI PUÒ PERDERE, MA L’IMPORTANTE È NON PERDERSI

Gli italiani hanno scelto. L’affermazione di Giorgia Meloni è netta, anche a Cassino.
Il centrosinistra e il Pd hanno perso.

Non serve molto ribadire il risultato politico nella nostra, discreto/positivo soprattutto al Senato, con Sergio Messore al 24 % e con il Pd, se pur di poco sopra la media provinciale.

Siamo stati meno convincenti e competitivi, anche perché abbiamo corso divisi contro un avversario che ha invece saputo presentarsi unito.

Inutile minimizzare il nostro risultato. Ed Enrico Letta non lo ha fatto, e va ringraziato per il lavoro che ha fatto. È una persona seria e perbene, e la sconfitta non va e non può essere ascritta a uno solo: quando si perde, così come quando si vince, in un partito democratico non è mai colpa o merito di uno solo.

Di fatto si è aperto il CONGRESSO.

Adesso dobbiamo discutere, e farlo bene. Non basta cambiare un segretario per risolvere tutto.

Partiamo dai contenuti, e di quale identità e quale profilo debba avere il Pd. Penso serva una vera e propria rigenerazione per il Partito Democratico, sia sui contenuti, sia nella sua classe dirigente. Oltre che sul modo di essere una moderna forza popolare e radicata nel territorio.

Perché da uomo di sinistra sono ASSOLUTAMENTE convinto che il PD non possa rappresentare tutto e tutti ma non mi rassegno al fatto che siano la destra, o altri, a dover raccogliere il disagio sociale o le paure dei cittadini più fragili.

Io sono per ripartire dal Pd: serve anzitutto un progetto più forte e più grande, che torni a parlare alle persone e con le persone. È venuto il tempo di confrontarsi su ciò che questo partito rappresenta e vuol rappresentare per i cittadini, i suoi iscritti e i suoi elettori, e il riferimento non può che essere l’art. 3 della nostra Costituzione, in particolare il comma 2 che pone al centro l’essenzialità della uguaglianza sostanziale come obiettivo da raggiungere e a dire il vero mai raggiunto, per molti utopistico, ma non può smettere solo per questo di essere un faro per il miglioramento della condizione di vita delle persone.
Ce lo sta ricordando in questi giorni l’onorevole Aboubakar Soumahoro portando in Parlamento gli ultimi.

Il nostro compito non è solo arginare la destra, ma dare un progetto agli italiani su cui valga la pena di scommettere. Insieme a un Pd nuovo e più grande per costruire un nuovo e più largo centrosinistra.

Credo che stavolta la grande maggioranza dei nostri dirigenti e dei nostri militanti sia consapevole che siamo vicini a un punto di non ritorno, di fronte al quale occorre una risposta straordinaria.
Non un congresso ordinario, fatto tra di noi, iscritti, una sorta di gara di popolarità tra i nostri, che sono sempre meno, ma una grande costituente, chiamando intellettuali, forze sindacali, associazioni, volontariato, non l’indizione di un plebiscito sulla leadership.

Occorre un passaggio RIFONDATIVO.

Questo è il nodo: nel PD ci sono idee diverse del suo ruolo e della sua funzione, che certo devono trovare una sintesi. Ma se si continua a giustapporle rischiano di precludere la capacità di iniziativa politica o di schiacciare tutto nella dimensione tattica, e con la consapevolezza che uniti e con un progetto chiaro si vince.

Adesso che fare?

Il problema vero, almeno per me è di dare un’anima e un corpo al Pd.
“Si interrogano sul loro destino e non hanno capito la loro natura. Capiscano la loro natura e risolveranno il problema del loro destino.” LE PAROLE di Norberto Bobbio solo illuminanti facciamo un congresso vero e cerchiamo finalmente di capire la nostra natura.

Noi siamo l’unico Partito, di nome e di fatto che si è presentato alle votazioni politiche del 25 settembre, le altre forze politiche erano aggregazioni basate sulle leadership del capo oppure miscellanee.
Lavoro e diritti sono da sempre i capisaldi della nostra proposta per combattere il precariato, il lavoro nero, lo sfruttamento e l’esenzione fiscale degli extra-profitti. Abbiamo bisogno di lavoro, di chi lo crea e non specula e di garantire equità e opportunità per tutti.

In questa ottica appaiono illuminanti le parole di Cuperlo che parte da un punto fondamentale, cioè occorre chiedersi come recuperare la credibilità dopo le tante delusioni ricevute da chi il Pd lo ha votato. Diventa essenziale in questo panorama declinare l’uguaglianza all’interno della realtà globale legando politica, scienze, tecnologia e, aggiungo, persone. Tutto ciò deve essere fatto all’interno di un periodo storico particolare con al potere una destra imprigionata nelle sue ipocrisie.

È bene non girare troppo intorno ai problemi facendo finta di non vederli: la classe dirigente del Pd ha in questo momento l’esigenza impellente di recuperare credibilità. Questa è stata persa, anche, a causa dell’impulso governista che ha portato, dopo la caduta del governo giallo-verde, a rinunciare alle urne. Questo atteggiamento anche se guidato da intenti nobili, come spendere bene i soldi dell’Europa, ha portato alla disaffezione da parte di molti elettori che non hanno gradito quelle che sono state considerate “manovre di palazzo”.
Purtroppo le stesse sono state fatte anche al fine di tutelare un “gruppetto di professionisti della politica”, il prezzo da pagare è stata però la rinuncia alla propria identità e all’impianto che motiva l’esistenza di un partito e che per nessuna ragione può prescindere dal tempo storico dove agisce. A questo punto siamo a un bivio. Occorre accettare le rotture necessarie, anche nella classe dirigente e nei processi che portano alla loro selezione, senza disconoscere la passione di iscritti e militanti, uomini e donne che hanno consentito vittorie e di fatto hanno “retto” all’interno di quella che deve essere considerata una vera sconfitta.
È necessario in questa ottica riconoscere maggiore autonomia alle donne, mettere da parte la retorica del giovanilismo a tutti i costi e certo relativismo verso i mondi della cultura, del lavoro, del civismo.

Occorre una nuova Costituente che abbia una base ampia, che porti alla scelta di una guida a tempo pieno concentrata soprattutto sulla rifondazione del partito e non semplicemente verso altre mete, ad esempio incarichi politici.

La nuova costituente deve partire da un congresso vero, una costituente. Dopo quindi anni di gazebo, primarie, mozioni, abbiamo bisogno di fare un congresso come buon senso comanda.

Si può farlo in tanti modi. Ma il processo ha senso solo se aperto a chi è fuori e da fuori attende un cenno, una spinta ad allargare il campo».

Perché senza una risposta ”VERA” ogni promessa di rinascita suona vuota.

Romeo Fionda
Segretario Circolo Pd di Cassino

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