Da sconosciuto a leggenda dello sport

A cura di Massimo Max Marzilli. 

SALTO IN ALTO: RICHARD FOSBURY DA SCONOSCIUTO A PIETRA MILIARE DI QUESTO SPORT

A volte la vita ci mette davanti a eventi che sconvolgono la nostra esistenza, inconsapevoli che poi la storia cambierà con il nostro gesto o la nostra azione.
E’ il 20 ottobre del 1968, ci troviamo a Città del Messico durante le olimpiadi messicane. È in corso la finale del salto in alto e sta per saltare un atleta quasi sconosciuto, portato ai giochi dalla rappresentativa americana insieme all’altro atleta Caruthers: Richard Fosbury. Il suo salto cambierà definitivamente e per sempre la storia di questo sport. Fosbury nasce a Portland, il 6 marzo 1947. Comincia a praticare il salto in alto all’età di 16 anni. In questo periodo la tecnica del salto in alto prevede che l’atleta affronti l’ostacolo scavalcando l’asticella prima con una gamba e poi con l’altra. Durante il salto l’atleta compie una rotazione che lo porta a rivolgere la pancia verso il basso. Per questo, la tecnica viene chiamata salto ventrale.

Fosbury, però, decide di sperimentare un nuovo tipo di salto. Mediante una rincorsa laterale rispetto alla pedana di battuta, Fosbury giunge all’ostacolo avendo l’asticella alle proprie spalle. In questo modo effettua il salto di schiena portando avanti la testa e le spalle.
Mentre nel salto ventrale bisogna essere abbastanza forti da portare tutto il corpo al di sopra dell’ostacolo, nel metodo di Fosbury è sufficiente arrivare oltre l’asticella con le spalle. Poi basta inarcare la schiena e sollevare le gambe per darsi la spinta necessaria a superare l’ostacolo. Accolta con scetticismo dagli addetti ai lavori, la tecnica di Fosbury si rivela efficace: nonostante sia un atleta di scarsa potenza fisica, Fosbury conquista il primo posto ai campionati universitari americani staccando il pass per le Olimpiadi di Città del Messico. Tra lo stupore del pubblico, Fosbury arriva in finale. Gli altri finalisti sono Ed Caruthers, statunitense anche lui, e il sovietico Valentin Gavrilov. Entrambi usano la tecnica del salto ventrale. L’asticella è a un’altezza di 2 metri e 22 centimetri. Gavrilov sbaglia tutti e tre i salti a sua disposizione e viene eliminato conquistando la medaglia di bronzo. Caruthers riesce a superare l’asticella al secondo tentativo. Fosbury, saltando di schiena, supera l’asticella al primo colpo.
Rimangono in gara tutti e due gli americani, Fosbury e Caruthers. Ora l’asticella è a 2 metri e 24: nessuno ha mai saltato così in alto in una gara olimpica, record durato fino ai giochi di Montreal del 1976.
Caruthers fallisce i suoi tre tentativi. Fosbury sbaglia i primi due, gli rimane una sola chance. Con il suo terzo salto, Fosbury conquista la medaglia d’oro e stabilisce un nuovo record olimpionico. La vittoria di Fosbury dimostra l’efficacia della nuova tecnica. Col tempo il nuovo metodo di salto verrà adottato da un numero sempre maggiore di atleti fisicamente più dotati, togliendo a Fosbury il suo unico vantaggio. Alle Olimpiadi successive Fosbury non arriverà neanche sul podio.
Ma il suo nome rimarrà nella storia dello sport. Oggi tutti gli atleti del salto in alto usano il metodo Fosbury. Proprio di questi ultimi giorni arriva la notizia che Fosbury è morto il 12 marzo 2023 a 76 anni nella sua abitazione di Salt Lake City.
Max Marzilli

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