Dalla bacheca Facebook di Roberto Giannitelli.
Si ripropone un articolo del 1 aprile 2021
QUELLA PISTOLA DI FELTRINELLI CHE VENDICÒ CHE GUEVARA.
Fu una giovane bavarese, Monika Ertl, l’angelo vendicatore che giustiziò ad Amburgo l’assassino di Che Guevara facendo fuoco con una pistola procuratale da Giangiacomo Feltrinelli attraverso la rete internazionale della galassia di gruppi rivoluzionari. Ritornata in Bolivia per combattere a fianco dei suoi Compagni, cadde in un’ imboscata organizzata dal criminale nazista Klaus Altmann Barbie, nominato colonnello onorario dei servizi segreti della Bolivia.
Monika aveva 34 anni quel 1 Aprile 1971, giusto cinquant’anni fa, quando si presentò al consolato boliviano ad Amburgo dicendo di voler chiedere un visto e poter parlare col console.
Non appena se lo vide innanzi gli puntò la pistola al petto e sparò tre volte. Quintanilla cadde ucciso sul colpo. Sul torace, tre fori a forma di V, quasi a voler dire “Vittoria”. Di certo fu Vendetta.
Sulla scrivania, per rivendicare l’azione, Monika lasciò un biglietto con scritto “Vittoria o morte”, lo slogan dell’ ELN, l’ Esercito di Liberazione Nazionale dei guerriglieri boliviani.
Monika era nata nell’ Alta Baviera ma crebbe in Bolivia. Era figlia di Hans Ertl, un tedesco emigrato perché compromesso con il nazismo: era stato uno dei cameramen della regista Leni Riefenstahl.
Le spaventose ingiustizie sociali in Bolivia colpirono profondamente la sua sensibilità ; il padre che la adorava, tentava di estraniarla dall’impegno politico nonostante dicesse di lei con ammirazione: ” é come fosse un figlio maschio, sa sparare come un uomo”.
Monika sposò un ricco boliviano-tedesco, ma nel 1969 divorziò e lasciò la famiglia e la vita borghese. Si gettò capofitto nella militanza politica e ben presto abbracciò le idee dei Rivoluzionari che combattevano nella giungla.
Si legò sentimentalmente ad Inti Peredo, l’erede politico e militare del Che nella guerriglia boliviana .
“E’ un Cristo con la pistola”, diceva di lui. Ne era profondamente innamorata, ma anche Inti cadde, ucciso pur’egli dal torturatore Quintanilla, che si fece spavaldamente immortalare accanto al suo cadavere.
Monika giurò a se stessa che a costo della vita avrebbe vendicato Che Guevara e il suo Amore Inti.
Riuscì a tornare in Germania, trovò alloggio e ospitalità in una comune gestita da militanti della Sinistra extraparlamentare, un appartamento situato nello stesso palazzo del consolato boliviano.
La dittatura militare boliviana pensava che spostando il boia Quintanilla nella lontana Germania Ovest, in un altro continente, in un paese fortemente controllato dalla Polizia nell’epoca del mondo suddiviso in blocchi, lo avrebbe messo al sicuro da possibili vendette, donandogli un futuro da diplomatico per essersi lordato le mani di sangue per favorire la dittatura.
I generali erano terrorizzati dall’anatema di Fidel Castro, che aveva tuonato: “Gli assassini del Che, li voglio tutti morti”.
Temevano i commandos del Ministerio de la Seguridad Cubano ma mai si sarebbero aspettati che sarebbe stata una giovane bavarese dal volto angelico, con una pistola intestata ad un editore italiano, a spedirli all’inferno.
Eseguita la condanna, raggiunto l’obiettivo, Monika tornò sulle montagne della Bolivia a combattere nelle fila dell’ ELN. Sulla sua testa pendeva una taglia di 20mila dollari.
Contattò Régis Debray, l’ amico francese del Che. Progettarono di colpire in modo eclatante la dittatura sequestrando uno dei massimi capi dei Servizi Segreti, il nazista Klaus Altmann Barbie, l’ ex capo della Gestapo di Lione, colui che torturò a morte Jean Moulin, leader comunista nella Francia occupata da Hitler e massimo capo militare della Resistance.
Purtroppo nel compimento di questa difficile operazione ci furono degli errori e Monika cadde in un imboscata. Morì combattendo.
Invano suo padre Hans, chiese la consegna della salma, gli venne sempre negata, forse per non mostrare che era stata torturata prima dell’ uccisione.
Monika, caduta da combattente, ha per tomba la giungla.
Non è necessario un sepolcro di pietra se le azioni compiute in vita assurgono al rango di Eroi nella memoria dei migliori.
Onore e Gloria eterna al suo nome