La storia di Lucio Urtubia

Da facebook , pagina Cronache Ribelli 

“Anarchico, rapinatore, falsario… ma soprattutto muratore”. Queste sono le parole che introducono il documentario dedicato a Lucio Urtubia, uscito nel 2007: ci sembra la descrizione perfetta per un personaggio che è in realtà l’essenza della militanza e della vita trascorsa seguendo un ideale.
Lucio nasce nella Navarra, in Spagna, nel 1931. Cresce quindi nella Spagna franchista in condizioni di ristrettezza economica. Il padre si ammalò di cancro e non poteva neanche permettersi le medicine che alleviassero il dolore. Così un giorno chiede al figlio di prendere una pistola tenuta in casa e ucciderlo. Lui rifiutò, e decise così di compiere la sua prima rapina. Inizia una carriera criminale dove si dedica, inizialmente, al contrabbando tra Francia e Spagna. Diventa militare e ne approfitta per saccheggiare i depositi e donare il tutto ai più bisognosi. Scoperto, nel 1954 è costretto ad attraversare lui stesso i Pirenei e si rifugia in Francia, dove inizia a lavorare come muratore. Un mestiere che non abbandonerà mai, nonostante le mille imprese delle quali si rese protagonista. Conosce e dà rifugio a Sabaté Llopart, El Quico, e rimane affascinato dalla sua figura, diventando a sua volta rapinatore: esegue diversi colpi tra Francia e Olanda, donando i suoi proventi alla causa antifranchista. Ma a fare le rapine si rischiava, Lucio lo sapeva. Allora decise di inventarsi altro: così ideò la truffa degli assegni della City Bank, il più grande istituto di credito al mondo. Fabbricò migliaia di “travellers cheques” dell’istituto per un totale di circa 20 milioni di euro, come detto. La banca in breve tempo si trovò in difficoltà, la notizia si diffuse e le sue azioni crollarono a picco.
Lucio venne arrestato grazie a una trappola tesagli dalla polizia francese, ma non si perse d’animo: minacciò che, se fosse stato condannato, la sua stamperia clandestina avrebbe continuato a lavorare indisturbata e cercò un accordo con la banca. Fu così che i rappresentanti dell’istituto si trovarono seduti a un tavolo a trattare con un muratore: Lucio accettò di distruggere le stampe e loro non chiesero alcun indennizzo. Una vittoria su tutta la linea. Di quei soldi Lucio non tenne nulla. Andarono tutti ai compagni in giro per il mondo. Lui rimase a Parigi, costruì con le sue mani una casa per lui e Anne, la sua compagna. A pieno terra si trova il centro “Louise Michel”, un punto di aggregazione libertario nel quartiere parigino di Belleville, dove è rimasto fino al 2020, quando ci ha lasciato alla soglia dei novant’anni.

Cronache Ribelli

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