Da Ciociaria Oggi
Sanremo, la sala stampa condotta da Fabrizio Casinelli (Arpino).
La scaletta delle serate, le emozioni dei cantanti in gara, le anticipazioni, le curiosità, le interviste e, ovviamente, le conferenze. Tutto ciò che accade al Festival di Sanremo, prima, dopo e durante le serate della kermesse, passa dalla sala stampa. Una vera e propria istituzione, che per la settantacinquesima edizione vede accreditati quasi 1.500 giornalisti. Al timone un ciociaro. Il capo ufficio stampa Rai, infatti, è l’arpinate Fabrizio Casinelli. Tra i quotidiani sui quali ha lasciato la sua firma anche Ciociaria Oggi, sulle cui pagine torna, stavolta, da intervistato.
Da Arpino a Sanremo, passando per Milano e Roma, hai fatto molta strada…
«Ho iniziato a fare radio nel 1984. In provincia di Frosinone ho lavorato per anni con colleghi ai quali sono molto affezionato. Poi ho avuto la fortuna di essere scelto per un progetto che stava mettendo in piedi Silvio Berlusconi. Parliamo del 1993. Da lì ho iniziato a lavorare con Forza Italia arrivando a ricoprire il ruolo di responsabile della comunicazione del gruppo al Senato e successivamente di capo ufficio stampa della presidenza del partito. Poi ho lavorato a Palazzo Chigi. L’ultima volta nel 2008 per la presidenza del Consiglio dei Ministri. Nel 2009 sono entrato in Rai come portavoce dell’amministratore delegato Mauro Masi. Per sei anni sono stato capo ufficio stampa, per poi ricoprire il ruolo di responsabile della comunicazione di RaiCom, e tornare, nel 2022, a fare il direttore dell’ufficio stampa».
Come affronti la settimana del Festival?
«Abbiamo 1.480 giornalisti accreditati, dall’Italia dall’Argentina, dal Cile e dagli Stati Uniti. Quindi tantissimi colleghi della stampa, tutti con le proprie esigenze e richieste cui dobbiamo cercare di far fronte. Quest’anno abbiamo circa ottanta conferenze stampa spalmate nell’arco di cinque giorni, quindi per noi è un momento di massimo sforzo. Questo per me è l’undicesimo Festival da responsabile delle sale stampa, quindi ormai ho una certa praticità nella gestione, ma ogni anno e ogni festival è un capitolo a sé. È una settimana straordinaria in cui tutto ruota intorno ai cantanti, al loro mondo, alle loro canzoni, ma è sicuramente anche l’appuntamento socio-culturale, oltre che musicale, più importante del nostro Paese e non solo».
Facciamo un passo indietro. Persone e ricordi cari dell’inizio della tua carriera in Ciociaria?
«Tantissimi. C’era un fonico a SirioTeleRadio, Billy, straordinario dal punto di vista tecnico ma anche dal punto di vista umano. Poi c’erano dei grandi professionisti e fra noi c’era una sorta di santa alleanza. Penso a Paolo Romano, a Teleuniverso di Alessio Porcu, che oggi è cresciuta tantissimo. Per quanto riguarda il mondo politico, poi, con Riccardo Mastrangeli, che nel 1994 è diventato parlamentare di Forza Italia, ho condiviso più di qualche viaggio. Poi mi viene in mente Antonello Iannarilli. Insomma, personaggi che hanno rappresentato una parte importante della politica di Forza Italia in provincia».
Ci racconti un aneddoto di quel periodo?
«SirioTeleRadio organizzava il Sirio Festival karaoke, che si teneva nelle piazze di tutta la provincia, e quando mancavano i cantanti subentravo io. Salivo sul palco e cantavo una canzone. Sempre la stessa. Era “Se io se lei” di Biagio Antonacci, e oramai l’avevo talmente metabolizzata che andava benissimo».
Il tuo rapporto con la Ciociaria e con Arpino?
«Torno ogni volta che posso. Molti cittadini di Arpino mi hanno chiesto di candidarmi e non nascondo di averci pensato. Perché credo che il territorio per crescere debba fondare la propria forza sui propri figli. Un sindaco che ha un rapporto diretto con la cittadinanza, che magari conosce anche i soprannomi dei cittadini, ha la possibilità di intervenire dove vede la necessità immediata. Per adesso sono troppo impegnato nel mio lavoro, ma resta un’idea per il futuro».
Ai giovani che sognano una carriera come la tua cosa consigli?
«Il mio consiglio è credere nei sogni e non abbattersi mai. Questa è una professione complicata. Molti immaginano il giornalismo come un mondo fatto di divertimenti, di grandi eventi, di visibilità immediata. Invece è una professione fatta di sacrifici e grandi rinunce. Se si sogna questo lavoro bisogna crederci, andare avanti e non mettersi paura di fronte ai problemi. È fondamentale non abbattersi mai perché basta pochissimo per mollare. Invece bisogna provarci fino alla fine perché se uno ha la volontà, che è la cosa più importante, il risultato si raggiunge anche partendo da un piccolo centro della provincia di Frosinone».