Intervista alla nipote di Totò

Dalla pagina facebook Principe Antonio De Curtis in arte Totò 

𝙌𝙐𝘼𝙉𝘿𝙊 𝙉𝙊𝙉𝙉𝙊 È 𝘼𝙉𝙏𝙊𝙉𝙄𝙊 𝘿𝙀 𝘾𝙐𝙍𝙏𝙄𝙎
𝙸𝙽𝚃𝙴𝚁𝚅𝙸𝚂𝚃𝙰 𝙰𝙳 𝙴𝙻𝙴𝙽𝙰 𝙰𝙽𝚃𝙸𝙲𝙾𝙻𝙸 𝙳𝙴 𝙲𝚄𝚁𝚃𝙸𝚂.

𝙀𝙡𝙚𝙣𝙖, 𝙏𝙤𝙩o’ 𝙝𝙖 𝙥𝙤𝙧𝙩𝙖𝙩𝙤 𝙡𝙖 𝙨𝙪𝙖 𝙉𝙖𝙥𝙤𝙡𝙞 𝙞𝙣 𝙜𝙞𝙧𝙤 𝙥𝙚𝙧 𝙞𝙡 𝙢𝙤𝙣𝙙𝙤, 𝙘𝙤𝙣 𝙞𝙡 𝙡𝙞𝙗𝙧𝙤 (𝙏𝙊𝙏𝙊’ 𝙄𝙇 𝙋𝙍𝙄𝙉𝘾𝙄𝙋𝙀 𝙋𝙊𝙀𝙏𝘼) 𝙚𝙣𝙩𝙧𝙞 𝙣𝙚𝙡𝙡𝙚 𝙘𝙖𝙨𝙚 𝙙𝙚𝙜𝙡𝙞 𝙞𝙩𝙖𝙡𝙞𝙖𝙣𝙞 𝙥𝙧𝙚𝙨𝙚𝙣𝙩𝙖𝙣𝙙𝙤 𝙡’𝙪𝙤𝙢𝙤 𝙚 𝙡’𝙖𝙧𝙩𝙞𝙨𝙩𝙖 𝙖 𝙩𝙪𝙩𝙩𝙤 𝙩𝙤𝙣𝙙𝙤 𝙘𝙝𝙚 𝙚𝙧𝙖. 𝙋𝙚𝙧 𝙢𝙤𝙡𝙩𝙞 𝙪𝙣𝙖 𝙧𝙞𝙫𝙚𝙡𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚!
Mio nonno era una persona estremamente riservata per cui non ha mai mostrato il suo lato personale, che esce fuori tramite le poesie. Era una cosa che teneva per sé. É sempre stato un desiderio di mia madre quello di far capire che bella persona fosse il padre.

𝙋𝙧𝙞𝙢𝙖 𝙙𝙞 𝙩𝙚 𝙩𝙪𝙖 𝙢𝙖𝙙𝙧𝙚 𝙇𝙞𝙡𝙞𝙖𝙣𝙖 𝙨𝙞 è 𝙞𝙢𝙥𝙚𝙜𝙣𝙖𝙩𝙖 𝙣𝙚𝙡 𝙢𝙖𝙣𝙩𝙚𝙣𝙚𝙧𝙚 𝙫𝙞𝙫𝙤 𝙞𝙡 𝙥𝙖𝙩𝙧𝙞𝙢𝙤𝙣𝙞𝙤 𝙚𝙧𝙚𝙙𝙞𝙩𝙖𝙩𝙤, 𝙖𝙩𝙩𝙧𝙖𝙫𝙚𝙧𝙨𝙤 𝙦𝙪𝙚𝙨𝙩𝙤 𝙥𝙧𝙤𝙜𝙚𝙩𝙩𝙤 𝙨𝙩𝙖𝙞 𝙧𝙞𝙨𝙘𝙤𝙥𝙧𝙚𝙣𝙙𝙤 𝙩𝙪𝙤 𝙣𝙤𝙣𝙣𝙤 𝙞𝙣𝙨𝙞𝙚𝙢𝙚 𝙖𝙡 𝙥𝙪𝙗𝙗𝙡𝙞𝙘𝙤. 𝙌𝙪𝙖𝙡 𝙚̀ 𝙡𝙖 𝙦𝙪𝙖𝙡𝙞𝙩𝙖̀ 𝙘𝙝𝙚 𝙖𝙥𝙥𝙧𝙚𝙯𝙯𝙞 𝙙𝙞 𝙥𝙞𝙪̀ 𝙞𝙣 𝙡𝙪𝙞?
La sua grande umanità. Traspare attraverso i suoi film perché lui ha rappresentato le problematiche che ognuno di noi affronta nel vivere. Nel dopoguerra, così come oggi, sono situazioni che si ripetono. Come riuscire far quadrare i conti in casa, per esempio.

𝘾’e’ 𝙪𝙣𝙖 𝙥𝙤𝙚𝙨𝙞𝙖 𝙘𝙝𝙚 𝙧𝙚𝙥𝙪𝙩𝙞 𝙨𝙥𝙚𝙘𝙞𝙖𝙡𝙚?
Per come sono fatta, sono una persona estremamente romantica, che ama le coccole, “Si fosse n’auciello”, una breve poesia colma d’amore.

𝙇𝙖 𝙨𝙪𝙖 𝙪𝙢𝙖𝙣𝙞𝙩a’ 𝙚𝙢𝙚𝙧𝙜𝙚 𝙖𝙣𝙘𝙝𝙚 𝙣𝙚𝙡 𝙨𝙪𝙤 𝙩𝙤𝙧𝙣𝙖𝙧𝙚 𝙣𝙚𝙡 𝙧𝙞𝙤𝙣𝙚 𝙙𝙤𝙫𝙚 è 𝙣𝙖𝙩𝙤 𝙣𝙤𝙣𝙤𝙨𝙩𝙖𝙣𝙩𝙚 𝙥𝙤𝙞 𝙡𝙖 𝙨𝙪𝙖 𝙫𝙞𝙩𝙖 𝙛𝙤𝙨𝙨𝙚 𝙖 𝙍𝙤𝙢𝙖, 𝙣𝙚𝙡𝙡’ 𝙚𝙩𝙚𝙧𝙣𝙤 𝙡𝙚𝙜𝙖𝙢𝙚 𝙘𝙤𝙣 𝙉𝙖𝙥𝙤𝙡𝙞.
Diciamo che lui è l’humus di Napoli. Di tutti i quartieri di Napoli, La Sanità dove è nato, è quello più verace. Ha un cuore pulsante, in cerca di riscatto. La generosità poi, è una caratteristica che fa parte della famiglia da parte di mamma. Devi pensare che nonno è un uomo che ha sofferto tante situazioni. L’essere figlio non riconosciuto lo ha segnato nella vita.

𝙎𝙚𝙞 𝙘𝙧𝙚𝙨𝙘𝙞𝙪𝙩𝙖 𝙞𝙣 𝙎𝙪𝙙𝙖𝙛𝙧𝙞𝙘𝙖, 𝙘𝙝𝙚 𝙧𝙖𝙥𝙥𝙤𝙧𝙩𝙤 𝙝𝙖𝙞 𝙘𝙤𝙣 𝙉𝙖𝙥𝙤𝙡𝙞?
Ho un bel rapporto. Inizialmente sono entrata in punta di piedi, avevo 16 anni quando ho accompagnato mia madre, (che prima di me si è spesa nel conservare la memoria del padre), a Napoli. Per me, che venivo dal Sudafrica, inizialmente era affascinante ma caotica, poi naturalmente l’ho metabolizzata. Oggi, con una maturità diversa, mi rendo conto che è una città che continua a offrire tanto sotto l’aspetto umano. É una città molto inclusiva.

è 𝙨𝙩𝙖𝙩𝙤 𝙛𝙖𝙘𝙞𝙡𝙚 𝙖𝙨𝙨𝙪𝙢𝙚𝙧𝙨𝙞 𝙡𝙖 𝙧𝙚𝙨𝙥𝙤𝙣𝙨𝙖𝙗𝙞𝙡𝙞𝙩a’ 𝙙𝙞 𝙥𝙧𝙤𝙨𝙚𝙜𝙪𝙞𝙧𝙚 𝙞𝙡 𝙥𝙧𝙤𝙜𝙚𝙩𝙩𝙤 𝙙𝙞 𝙩𝙪𝙖 𝙢𝙖𝙙𝙧𝙚?
Lo vivo bene, anche se non è una cosa semplice sentirsi gli occhi puntati addosso. Per tutti sono la nipote Totò, ancor prima di Elena. A 58 anni dalla sua morte, la sua presenza è così diffusa, le sue battute talmente attuali da poter definire la sua arte universale.

𝘿𝙖𝙡𝙡’𝙞𝙧𝙤𝙣𝙞𝙖 𝙞𝙣𝙚𝙜𝙪𝙖𝙜𝙡𝙞𝙖𝙗𝙞𝙡𝙚, 𝙏𝙤𝙩o’ 𝙚𝙧𝙖 𝙪𝙣 𝙪𝙤𝙢𝙤 𝙚𝙡𝙚𝙜𝙖𝙣𝙩𝙚 𝙣𝙚𝙡𝙡’𝙖𝙣𝙞𝙢𝙤 𝙚 𝙣𝙚𝙡𝙡’ 𝙞𝙢𝙢𝙖𝙜𝙞𝙣𝙚. 𝘼𝙣𝙘𝙝𝙚 𝙞𝙣𝙩𝙧𝙖𝙣𝙨𝙞𝙜𝙚𝙣𝙩𝙚?
Era severo, soprattutto nei confronti delle persone che lui amava, per cui la figlia, mia madre e mia nonna Diana, aveva questo senso di protezione. Nella sua mente lui avrebbe voluto che sia mia madre che mia nonna fossero sempre piccole da potersele mettere nel taschino e portare sempre appresso. In casa c’erano delle regole rigide, inoltre era estremamente geloso.

𝙉𝙤𝙣 𝙖𝙧𝙧𝙤𝙜𝙖𝙣𝙩𝙚 𝙥𝙚𝙧o’!
La maschera Totò è stata la sua fortuna perché attraverso lui poteva essere tutto. Non sarebbe mai stato un uomo arrogante come persona, però Totò riusciva a esserlo arrogante, non intendo in maniera spocchiosa, ti prendeva in giro garbatamente.

𝙄𝙣𝙫𝙚𝙘𝙚, 𝙀𝙡𝙚𝙣𝙖 𝙘𝙤𝙢’e’?
Sono una persona semplice, ho conosciuto nonno attraverso i racconti di mamma e nonna, aneddoti e abitudini di casa e del Paese dove sono cresciuta. Mi è rimasta l’attenzione nei confronti del prossimo. É la mia natura.

𝘽𝙖𝙧𝙗𝙖𝙧𝙖 𝙋𝙞𝙜𝙣𝙖𝙩𝙖𝙧𝙤

 

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