Manifestazioni enormi e variegate che da tempo mancavano

A cura di Alessandra Maggiani, Presidente Comitato provinciale ANPI
Da Unoetre.it
Da mercoledì, giorno in cui l’esercito israeliano ha abbordato la Global Sumud Flotilla, abbiamo visto un’enorme mobilitazione sostanzialmente spontanea fino alla manifestazione di sabato, manifestazione enorme e variegata come da tempo non eravamo abituati a vedere.

Un popolo che ha sentito il dovere morale di scendere in piazza.

Che questo popolo possa rappresentare una comunità è ancora presto da dire.

Ma un paio di considerazioni mi sentirei di farle. Dopo una lunga stagione di neoliberismo aggressivo non siamo solo tornati indietro con meno diritti esigibili e più disuguaglianze. Ci è stata anche istillata una concezione individualista del mondo, con la convinzione che ognuno se la deve cavare da solo.

Manifestazioni enormi e variegate che da tempo mancavano
Questa lunga stagione ci ha lasciato una concezione del potere che si afferma solo dall’alto verso il basso. Questo, insieme alla disgregazione dei corpi intermedi (partiti, sindacati, organizzazioni), ha di fatto reso impotente l’individuo rispetto alle decisioni degli Stati intesi come istituzioni.

Da qui l’allontanamento dalla politica, dai partiti, dalla rappresentanza.

Tuttavia, momenti come quelli che abbiamo vissuto in questi giorni ci mostrano che ci sono ancora dei valori, delle parole, dei diritti che spingono le persone a muoversi.

Lo share dello streaming della Global Sumud Flottilla – peraltro fuori dai media tradizionali – ha raggiunto picchi che programmi televisivi non raggiungono quasi mai.

A questo è seguito un moto spontaneo di vastissima mobilitazione in quasi tutte le città italiane.

Le parole su cui le persone – la maggior parte giovanissime e lontanissime dalla politica – si sono mobilitate non hanno riguardato solo la Palestina, ma la pace, la solidarietà, la dignità delle persone, le libertà, la tutela dei diritti della persona internazionalmente riconosciuti, il rifiuto dell’aggressività come cifra del rapporto tra gli stati.

In poche parole, un popolo è sceso in piazza per resistere allo smantellamento dei valori fondamentali delle democrazie. Che poi sono i valori scritti a chiare lettere nella nostra Costituzione.

È chiaro che questo non basterà per risolvere la crisi attuale della politica e dei partiti. E chi si affanna a contare con quale partito stanno quelli che sono scesi in piazza, non colgono alcuni elementi che potrebbero riconciliare quel popolo con la rappresentanza.
La quasi totalità dei ragazzi – che più di tutti hanno animato queste giornate di mobilitazione – hanno in testa un modello sociale ed economico completamente diverso da quello che tutti abbiamo contribuito a costruire.

Non accettano il modello consumista che abbiamo messo in piedi, non condividono l’aggressività dell’economia sulle libertà e sui beni comuni, cercano una realizzazione per sé che non sia competitiva con gli altri. Una messa in discussione – seppur acerba e talvolta caotica – del modello neoliberista.

Ecco, una sinistra che non si interrogasse su questo come di un’occasione per costruire una visione alternativa di società, si condannerebbe a perdere nuovamente un appuntamento con il futuro.

E se non si riconoscesse quanto di tutto questo è stato disegnato nella Costituzione e non ci si impegnasse per attuarla fino in fondo, davvero si correrebbe il rischio di farne carta straccia.

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