Addio a Mauro Di Francesco

È venuto a mancare Mauro Di Francesco, “Maurino” per il cinema, in particolare per le commedie Anni ‘80 che gli hanno dato popolarità: Sapore di mare 2 – Un anno dopo; Yesterday – Vacanze al mare; Ferragosto OK, I fichissimi. 
«Sono stato il più giovane allievo di Strehler, nel Gioco dei potenti mi faceva fare il principe di Galles. Tanta gente pensa che ho fatto solo ‘filmetti’, prima di parlare sciacquatevi la bocca e informatevi», ripeteva Mauro Di Francesco, sempre diretto quando si trattava di difendere la sua storia.

Nato a Milano nel 1951, Mauro non era solo il “Maurino” delle commedie anni Ottanta: accanto a giganti come Abatantuono, Boldi e Jerry Calà, condivideva tutto, dalle nottate al Derby Club alle partite del Milan a San Siro, tra risate e momenti sopra le righe. Non era solo uno dei tanti volti dei film leggeri, era un simbolo di un’epoca e di un modo di vivere.

Il pubblico lo ricorda per ruoli in cult come Sapore di Mare, I Ragazzi della 3ª C e Vado a vivere da solo. Era il ragazzo senza una lira ma sempre pieno di idee, che inseguiva sogni e spesso finiva per schiantarsi contro la realtà, facendo ridere tutti.

In pochi sanno che, già a 5 anni, esordiva in TV con Cino Tortorella, il Mago Zurlì. A 15 era nella compagnia di Giorgio Strehler, cosa che per lui aveva più valore di qualsiasi altra tappa della carriera. Aveva lavorato anche con Enzo Jannacci e Beppe Viola, due pilastri della comicità milanese.

L’ultimo film, Odissea nell’ospizio, è arrivato nel 2017 con la regia di Calà. Negli ultimi anni si era allontanato dalle scene, affrontando momenti difficili. A Il Fatto Quotidiano aveva raccontato: «Mai una pera, qualche canna, la cocaina l’ho provata una sola volta e poi ho lasciato perdere: sono rimasto sveglio tre giorni, e in quel periodo dormivo da mia nonna».

Gli anni Ottanta li ha vissuti tutti, senza filtri: «Situazioni assurde, tavoli pieni, vassoi d’argento stracolmi. A volte sembrava di vedere un film in stile Scarface». Ha avuto problemi di alcol, ha subito un trapianto di fegato: «Nel mio caso non è un problema di quantità, i miei epatologi-trapiantisti hanno detto che ero proprio predisposto».

Era nato a Milano il 17 maggio 1951, aveva 74 anni: la mamma sarta teatrale, il papà organizzatore amico di Tognazzi e Vianello, Di Francesco aveva esordito a 5 anni con il mago Zurlì e a 15 anni era entrato nella compagnia di Strehler, debuttando poi a 17 anni nello sceneggiato La freccia nera: “Sono stato il più giovane allievo di Strehler, nel Gioco dei potenti mi faceva fare il principe di Galles”, raccontava.

Si misura col cabaret negli Anni ‘70, in particolare nel Gruppo Repellente ideato da Enzo Jannacci e Beppe Viola, assieme a Diego Abatantuono e Massimo Boldi.

Sono le Commedie del decennio successivo, gli Anni ‘80, a portare popolarità a Mauro Di Francesco, quelle in cui diventa “Maurino” appunto, accanto a Jerry Calà e Massimo Ciavarro, spesso nel ruolo del giovane milanese incline a fare il brillante con la fanciulla di turno, di solito con il risultato di avere la peggio, soprattutto quando era accanto a Ciavarro. Un periodo che ha legato il cinema e l’universo personale, perché proprio sul set di Sapore di mare 2 (1983) aveva conosciuto l’attrice francese Pascale Reynaud, mamma del figlio Daniel.

Ancora, un titolo che da solo è Storia del Cinema e ha visto Di Francesco accanto a Abatantuono: Attila, flagello di Dio di Castellano e Pipolo. Negli anni più recenti aveva diradato il suo rapporto con il cinema: l’ultimo film interpretato è stato accanto all’amico Jerry Calà, Odissea nell’ospizio (2019). 

mauro

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