Da Bergamonews.it
Ottant’anni, 3,7 patologie pre-esistenti e con 13 giorni dall’insorgenza dei sintomi alla morte: sono queste in media le caratteristiche dei pazienti deceduti e positivi al Covid-19 in Italia, secondo quanto emerge dalla Sorveglianza Integrata coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità aggiornato al 21 luglio.
Un report che descrive le caratteristiche di 127.044 pazienti deceduti e positivi a SARS-CoV-2 in Italia e che traccia una fotografia dettagliata anche delle persone decedute con ciclo vaccinale completo: in questo ultimo caso, sono stati 423 i decessi (l’1,2% del totale), con età media di 88,6 anni e con in media 5 patologie pre-esistenti.
L’età media dei pazienti deceduti e positivi a SARS-CoV-2 è 80 anni (mediana 82, range 0-109, Range InterQuartile – IQR 74-88). Le donne decedute sono 55.247 (43,5%). L’età mediana dei pazienti deceduti positivi a SARS-CoV-2 è più alta di oltre 35 anni rispetto a quella dei pazienti che hanno contratto l’infezione (età mediane: pazienti deceduti 82 anni – pazienti con infezione 46 anni).
La figura seguente mostra il numero dei decessi per fascia di età. Le donne decedute dopo aver contratto infezione da SARS-CoV-2 hanno un’età più alta rispetto agli uomini (età mediane: donne 85 anni – uomini 80 anni). Solo nella fascia di età ≥90 anni il numero di decessi di sesso femminile è superiore a quelli di sesso maschile. Questo dato è da mettere in relazione al fatto che la popolazione di età ≥90 anni in Italia è costituita per circa il 72% da donne.
La figura successiva mostra l’andamento dell’età media dei pazienti deceduti positivi a SARS-CoV-2 per settimana di calendario, a partire dalla 3° settimana di febbraio 2020 (la data del primo decesso risale al 21 febbraio 2020). L’età media dei decessi settimanali è andata sostanzialmente aumentando fino agli 85 anni (1° settimana di luglio 2020) per poi calare leggermente; un’ulteriore riduzione dell’età media dei decessi è stata rilevata a partire dai mesi di febbraio-marzo 2021 (80 anni nella 2° settimana di febbraio 2021), fino a raggiungere i 74 anni nella 1° settimana di luglio 2021 e i 72 anni nella 2° settimana di luglio 2021. Questa riduzione nell’età media dei decessi è verosimilmente conseguenza dell’effetto protettivo delle vaccinazioni nella popolazione più anziana cui è stata data priorità nell’ambito del “Piano strategico nazionale dei vaccini per la prevenzione delle infezioni da SARS-CoV-2”. Si segnala che i dati delle ultime settimane di osservazione devono ancora essere consolidati e pertanto potrebbero subire variazioni.
2. Decessi di età inferiore ai 50 anni
Al 21 luglio 2021 sono 1.479, dei 127.044 (1,2%), i pazienti deceduti SARS-CoV-2 positivi di età inferiore ai 50 anni. In particolare, 355 di questi avevano meno di 40 anni (221 uomini e 134 donne con età compresa tra 0 e 39 anni). Di 105 pazienti di età inferiore a 40 anni non sono disponibili informazioni cliniche; degli altri, 206 presentavano gravi patologie preesistenti (patologie cardiovascolari, renali, psichiatriche, diabete, obesità) e 44 non avevano patologie di rilievo diagnosticate.
3. Patologie preesistenti in un campione di deceduti
L’istogramma presenta le più comuni patologie croniche preesistenti (diagnosticate prima di contrarre l’infezione) in un campione di pazienti deceduti. Questo dato è stato ottenuto da 7.681 deceduti per i quali è stato possibile analizzare le cartelle cliniche. Le cartelle cliniche sono inviate all’ISS dagli ospedali secondo tempistiche diverse, compatibilmente con le priorità delle attività svolte negli ospedali stessi. Il campione è quindi di tipo opportunistico, rappresenta solo i decessi in soggetti che hanno avuto necessità del ricovero, e le Regioni sono rappresentate cercando di conservare una proporzionalità rispetto al numero di decessi.
Il numero medio di patologie osservate in questa popolazione è di 3,7 (mediana 3, Deviazione Standard 2,1). Complessivamente, 226 pazienti (2,9% del campione) presentavano 0 patologie, 884 (11,5%) presentavano 1 patologia, 1.393 (18,1%) presentavano 2 patologie e 5.178 (67,4%) presentavano 3 o più patologie.
4. Complicanze
L’insufficienza respiratoria è stata la complicanza più comunemente riportata nel campione di deceduti per cui sono state analizzate le cartelle cliniche (93,6%), seguita da danno renale acuto (24,7%), sovrainfezione (19,9%) e danno miocardico acuto (10,2%).
La tabella presenta le più comuni patologie croniche preesistenti e le complicanze legate all’infezione da SARS-CoV-2 nei pazienti deceduti distinte in 4 fasce di età (16-59, 60-69, 70-79, 80+ anni). Le prevalenze di cardiopatia ischemica, fibrillazione atriale, scompenso cardiaco, ictus, ipertensione arteriosa, demenza, aumentano con le età; diminuiscono, invece, con l’avanzare dell’età, le prevalenze di epatopatia cronica, delle patologie per cui è necessaria la dialisi, di infezione da HIV e di obesità; per diabete, BPCO e tumore si riscontra una diminuzione solo nell’ultima fascia di età in controtendenza alla generale crescita con l’età; per malattie autoimmuni, al contrario, si riscontra un aumento solo nell’ultima fascia di età in controtendenza alla diminuzione con l’età. Per quanto riguarda il numero di patologie, la prevalenza di coloro che hanno 3 o più patologie aumenta con le età, mentre diminuiscono con le età le prevalenze di coloro che hanno meno di 3 patologie. Per tutte le patologie considerate il trend è statisticamente significativo.
Per quello che riguarda le complicanze legate all’infezione da SARS-CoV-2 è possibile osservare come, ad eccezione delle complicanze respiratorie che sono presenti in maniera omogenea in tutte le fasce di età, le complicanze non respiratorie sono più comunemente osservate nei deceduti di età <70 anni. Questo dato indica che, se nelle persone molto anziane i decessi nei SARS-CoV-2 positivi sono legati a una maggiore vulnerabilità causata dalle patologie preesistenti, nella popolazione più giovane, che presenta un minor numero di patologie croniche, il decesso è spesso associato alla compresenza di complicanze respiratorie e non respiratorie dell’infezione.
Patologie e complicanze più comuni osservate nei pazienti deceduti SARS-COV-2 positivi per fascia di età
6. Terapie
La terapia antibiotica è stata comunemente utilizzata nel corso del ricovero (86,3% dei casi), meno utilizzata quella steroidea (59,2%), più raramente la terapia antivirale (40,6%) (N=7.681; valori mancanti=113). Il comune utilizzo di terapia antibiotica può essere spiegato dalla presenza di sovrainfezioni o è compatibile con inizio terapia empirica in pazienti con polmonite, in attesa di conferma laboratoristica di SARS-CoV-2. In 1.591 casi (21,0%) sono state utilizzate tutte e tre le terapie. Al 3,8% dei pazienti deceduti SARS-CoV-2 positivi è stato somministrato Tocilizumab come terapia (N=7.681; valori mancanti=722).
7. Descrizione dei tempi legati al ricovero in un campione di deceduti
Il grafico mostra, nel campione di pazienti deceduti SARS-CoV-2 positivi per cui sono state analizzate le cartelle cliniche (N=7.681), i tempi mediani in giorni tra: la data dell’insorgenza dei sintomi e la data del decesso (13 giorni); la data dell’insorgenza dei sintomi e quella del ricovero in ospedale (5 giorni); la data del ricovero in ospedale e quella del decesso (8 giorni). Il tempo intercorso dal ricovero in ospedale al decesso era di 5 giorni più lungo in coloro che venivano trasferiti in rianimazione rispetto a quelli che non venivano trasferiti (12 giorni contro 7 giorni).
8. Confronto tra le caratteristiche dei decessi nei 3 periodi marzo-maggio 2020, giugno-settembre 2020 e ottobre 2020-luglio 2021
La tabella seguente riassume le principali caratteristiche dei decessi con COVID-19 avvenuti nei 3 periodi della pandemia dal suo inizio nel 2020: il periodo iniziale (marzo-maggio 2020), il secondo periodo (giugno-settembre 2020) e il terzo (ottobre 2020–luglio 2021). Complessivamente i dati erano rappresentativi del 6,2% dei deceduti dall’inizio della pandemia.
Rispetto al periodo della prima ondata epidemica (marzo-maggio 2020), nel periodo della seconda ondata epidemica (ottobre 2020-luglio 2021) i deceduti hanno una maggiore complessità clinica, come dimostrato dal più alto numero di comorbosità e dalla più altra presenza di complicanze (in particolare danno renale acuto e sovrainfezione). Anche l’utilizzo di farmaci appare differente tra le due ondate epidemiche, con un minor uso di antivirali e tocilizumab e un maggior uso di steroidi nei pazienti deceduti nella seconda ondata.
Nella tabella sono riportate le durate come tempi mediani (in giorni) nei 3 periodi di tempo considerati: tra il primo e il secondo periodo raddoppia il tempo che trascorre dall’insorgenza dei sintomi al decesso, che poi torna ai livelli iniziali nel terzo periodo; diminuisce il tempo che trascorre dall’insorgenza dei sintomi all’esecuzione del tampone per la rilevazione dell’infezione da SARS-CoV-2 sia nel secondo periodo che nel terzo periodo, così come, nel secondo periodo, si riduce il tempo tra l’insorgenza dei sintomi e il ricovero in ospedale; raddoppia la durata mediana in giorni dal ricovero in ospedale al decesso tra il primo e il secondo periodo per poi tornare, nel terzo periodo, ai livelli simili a quelli rilevati nel primo, anche se più alti. Questi risultati sembrano suggerire una maggiore reattività del Sistema Sanitario testimoniata dalla maggiore rapidità nell’esecuzione di esami diagnostici e nell’ospedalizzazione.
9. Caratteristiche decessi SARS-COV-2 positivi con “ciclo vaccinale completo”
La tabella seguente presenta le caratteristiche cliniche più comuni nei pazienti deceduti SARS-COV-2 positivi con “ciclo vaccinale completo”: patologie croniche preesistenti, complicanze, trattamenti.
Sono classificati come vaccinati con ciclo completo tutti i decessi con una diagnosi confermata di infezione da virus SARS-CoV-2 documentata dopo 14 giorni dal completamento del ciclo vaccinale (quindi 14 giorni dal completamento della seconda dose per i vaccini Pfizer-BioNtech, Moderna e AstraZeneca (Vaxzevria) o 14 giorni dalla somministrazione dell’unica dose per il vaccino Janssen/Johnson&Johnson). Questa definizione è in linea con quanto suggerito dai Centers for Disease Control and Prevention (CDC) negli Stati Uniti (https://www.cdc.gov/…). Un ciclo vaccinale completo non garantisce comunque una efficacia vaccinale del 100%. Infatti, gli studi clinici controllati hanno evidenziato una efficacia vaccinale dei vaccini in uso in Italia con valori tra l’88 e il 97% (“Epidemia COVID-19. Aggiornamento nazionale 21 luglio 2021”).
Fino al 21/07/2021 sono 423 i decessi SARS-COV-2 positivi in vaccinati con “ciclo vaccinale completo” e rappresentano l’1,2% di tutti i decessi SARS-COV-2 positivi avvenuti nel periodo dal 01/02/2021 al 21/07/2021.
Si segnala che questo dato non può fornire informazioni circa l’efficacia della vaccinazione ma viene fornito con finalità puramente descrittive.
La data dello 01/02/2021 è stata scelta come data indice perché corrisponde alle cinque settimane necessarie per il completamento del ciclo vaccinale a partire dall’inizio della campagna vaccinale avvenuto il 27/12/2020. Si segnala inoltre che al 21/07/2021 erano 22.129.193 le persone vaccinate con ciclo completo (14 giorni dal completamento della seconda dose per i vaccini Pfizer-BioNtech, Moderna e AstraZeneca o 14 giorni dalla somministrazione dell’unica dose per il vaccino Janssen/Johnson&Johnson).
L’analisi qui presentata è basata su un campione di 70 cartelle cliniche dei 423 decessi SARS-COV-2 positivi avvenuti fino al 21/07/2021 in vaccinati con “ciclo vaccinale completo” (16,5%). Rispetto alla totalità dei decessi per cui sono state analizzate le cartelle cliniche, nel campione dei deceduti con “ciclo vaccinale completo” l’età media risulta decisamente elevata (88,6 vs 80 anni). Inoltre, il numero medio di patologie osservate in questo gruppo di decessi è di 5,0 (mediana 5, Deviazione Standard 2,2), molto più elevato rispetto ai decessi della popolazione generale (3,7). Dopo l’insufficienza respiratoria acuta, le sovrainfezioni sono le complicanze maggiormente diffuse nelle persone decedute con ciclo vaccinale completo. Terapia antibiotica e steroidea sono le terapie più utilizzate su questi pazienti.
Anche in questo caso, come per l’analisi dei decessi presentata in precedenza, si segnala che il campione è di tipo opportunistico, rappresenta solo i decessi avvenuti in soggetti che hanno avuto necessità del ricovero in ospedale e si riferisce al campione per cui sono disponibili cartelle cliniche inviate all’ISS dagli ospedali. In questo contesto occorre segnalare che l’età media nel campione di cartelle cliniche qui presentato (n=70) è di 88,6 anni, contro gli 86,3 dei decessi con ciclo vaccinale completo nella popolazione (n=423); la proporzione di donne è di 51,4% e 52,0% rispettivamente.
I risultati qui presentati possono avere due possibili spiegazioni.
In primis, i pazienti molto anziani e con numerose patologie possono avere una ridotta risposta immunitaria e pertanto essere suscettibili all’infezione da SARS-CoV-2 e alle sue complicanze pur essendo stati vaccinati.
In secondo luogo, questo risultato può essere spiegato dal fatto che è stata data priorità per la vaccinazione alle persone più anziane e vulnerabili e che quindi questa rappresenta la popolazione con maggiore prevalenza di vaccinazione a ciclo completo alla data in cui è stata eseguita questa valutazione.

