A cura del prof. Francois ProiaAmburgo, d’inverno sembra trattenere il respiro, con le vetrine appannate dei suoi caffè, con le lanterne colorate dei suoi mercatini, e i fili di lampadine che cuciono ponti d’oro tra le vie. Nei mercati di Natale l’aria profuma di cannella e legno caldo. Mani gelate stringono tazze di Glühwein, e ogni sorso sembra un abbraccio. Tra le bancarelle, Babbi Natale di ogni forma e umore si muovono come comparse di un sogno nordico. Alcuni ridono, altri si sistemano la barba, altri ancora salutano bambini dallo sguardo spalancato. E il freddo, quello che morde e arrossa le guance, rende più prezioso il calore della gente che si stringe, saluta, e sorride. Quando la notte arriva in fretta, Amburgo si fa teatro. I riflessi sull’Elba tremano come candele al vento, e i battelli del porto scivolano lenti, portando con sé storie di marinai, di partenze, di ritorni. Le loro luci si intersecano con quelle della città, come se ogni rotta potesse indicare una direzione per il cuore. Poi, d’improvviso, appare la Elbphilharmonie, un castello di vetro sospeso tra acqua e cielo. La musica che nasce lì non è solo suono; è un respiro che si espande su tutta la città. Sale lungo i canali, s’insinua tra le facciate in mattoni, accarezza i ponti, raggiunge perfino gli ultimi angoli del porto. È come se Amburgo intera vibrasse al ritmo di un’orchestra invisibile. Così, sotto il cielo di dicembre, la città si racconta…
Una miscela di gelo e tepore, di luci che combattono l’oscurità, di passi che risuonano sulle pietre antiche. Amburgo è un luogo che d’inverno non si limita a vivere, si illumina, si lascia attraversare, si offre come una storia che ogni viaggiatore può riscrivere con il proprio stupore. E quando il silenzio scende, dopo le risate e la musica, rimane una sensazione sottile, quella di aver camminato dentro un abbraccio fatto di vento, acqua e luce. Un abbraccio che solo Amburgo, nelle sue notti di Natale, sa dare.


