Gli oratori

Articolo dell’iscritto PD Alberto Proia. 

Una volta, quelli della mia età lo sanno, c’erano gli “oratori” che andavano nelle piazze e abilmente facevano i comizi per conto di quel partito o per quel candidato. La cosa straordinaria è che se dicevano qualche cazzata non procuravano danno né ai partiti, né ai candidati. Oggi a parte qualche bravo “conferenziere”, la figura vera dell’oratore non esiste più: nella maggior parte dei casi è stata assorbita dal politico che, non solo sa parlare nelle piazze, ma si fa capire molto bene anche quando si esprime in televisione o con altri mezzi di comunicazione. Come è noto, i politici che oggi sono stati chiamati dagli elettori ad amministrare l’Italia, sono Di Maio e Salvini. Io non escludo che si possano fare due cose bene, ma credo che i due leader dei partiti che hanno vinto le elzioni, siano capaci di fare solo gli oratori. In questi giorni stiamo vedendo che il famigerato contratto che interessa gli Italiani, sia una farsa insopportabile. Tutta Italia dovrebbe accorgersi che un conto è fare presa sulla gente evocando le belle soluzioni e parlando con chiarezza di prospettive fantastiche e un’altra cosa è fare l’amministratore di un grande Paese complesso come l’Italia. Io penso che “quei due” abbiano giocato sulla pelle di tutti noi, presi dall’arrivismo sfrenato, dalla megalomania e dalla incapacità di capire quali sono i loro limiti. La questione- formazione del governo- è arrivata a un punto tale che tutti coloro che hanno dato loro il voto, dovrebbe cambiare idea e accorgersi delle gravi lacune dei personaggi che hanno saputo solo fare bene il mestiere dell’oratore. Adesso, dal punto di vista del Pd, ci deve essere la più ferma convinzione che i passaggi seguiti fin qui sono stati giusti, hanno evitato una scelta che sarebbe risultata rovinosa; deve riprogrammare il proprio organico senza polemiche. Iniziare a farsi sentire con la testa alta.
Alberto Proia

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