Renzi saluta il PD

Renzi dunque ha ufficilizzato l’addio al PD e la costituzione di Italia Viva.
Era nell’aria da tempo, ma forse nessuno attendeva un epilogo così veloce, dopo che lo stesso Renzi era stato tra i più determinanti nella nascita del Governo Conte 2.0.

Nicola Zingaretti l’addio di Renzi al Pd un po’ se l’aspettava, “per l’atteggiamento di vicinanza ma non partecipazione alla vita del partito che non ho mai compreso fino in fondo”, ma adesso la priorità e garantire stabilità al governo e portare avanti “una riforma radicale” nel partito. Lo dice il segretario Dem in un’intervista in apertura di prima pagina al Corriere della Sera. Zingaretti si dice dispiaciuto per la scissione dell’ex premier e ribadisce che a suo parere dividere il Pd è un errore. Ma ora si deve “portare nel futuro il Pd”. Con il governo bisogna attuare misure come “riaccendere l’ economia italiana, promuovere davvero la rivoluzione verde nel Paese, tornare a creare lavoro, lottare contro le diseguaglianze” per “intercettare davvero il grande consenso delle destre”. Zingaretti si augura che la scissione di Renzi non destabilizzi l’esecutivo (“faremo di tutto perché non sia così”), ma “certo, è un rischio, perché con una nuova sigla politica cambia il quadro di governo e io mi appello al senso di responsabilità di tutti”. Il partito, però, deve aprirsi “alle energie e alle idee nuove della società italiana”, perché “una eccessiva cristallizzazione, una degenerazione correntizia contro la quale combatto da sempre, rischiano di isolarci dal Paese”. Un nuovo corso che Zingaretti attuerà ad esempio moltiplicando e differenziando “i luoghi di aggregazione del partito”. Tappe di cambiamento che passano per un grande appuntamento nazionale a novembre, mentre dal 3 al 6 ottobre “saremo nelle piazze e nelle strade” per incontrare le persone e presentargli “le nostre proposte”. Rispetto invece a una possibile alleanza con il M5s alle Regionali, va maturato “un processo politico di confronto, di dialogo e di avvicinamento” commenta. Un dialogo concreto che nel governo permette di lavorare “per alzare gli stipendi degli italiani attraverso il taglio delle tasse, per varare un importante piano casa per le fasce sociali più deboli e aprire una nuova stagione di investimenti per le imprese”.

Il vice segretario vicario del Pd, Andrea Orlando che afferma di non capire le regioni della scissione e non crede alla teoria del rafforzamento del governo: “Non ho ancora capito le ragioni di questa scissione. Si dice che rafforzerà la maggioranza. Ma una coalizione con quattro forze politiche è più difficile da gestire di una coalizione fatta da tre”.

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