Sanremo è Sanremo

Da Huffigntonpost.it
I Maneskin sono i vincitori del Festival di Sanremo 2021. I vincitori dell’anno del Covid, senza platea, con gli artisti chiusi negli hotel, sottoposti a tampone, la sala stampa dimezzata, nessun red carpet, nessun bagno di folla, niente strade brulicanti e ristoranti pieni fino a tarda notte, niente feste, niente dopofestival, niente abbracci, niente pacche sulle spalle, niente di niente. O quasi.

Diciamoci anche la verità, non era semplice e non lo è stato fin dall’inizio. Era febbraio 2020 quando si chiudeva il Festival di Sanremo e si apriva uno degli anni più difficili che l’Italia ricordi. E nessuno, in quel momento, avrebbe mai pensato che ad un anno di distanza saremmo stati ancora lontani l’uno dall’altro nel migliore dei casi, chiusi in casa nel peggiore. Ad ogni modo, comunque, con i teatri chiusi, compreso l’Artiston di Sanremo, il più importante, di certo il più celebre, di tutti. Nei mesi a seguire eravamo tutti lì a dirci che “no, Sanremo senza lustrini e paillettes non si può fare”. Poi con il passare del tempo e l’aggravarsi dell’epidemia ci è sembrato un miraggio poterlo organizzare con il pubblico, salvo arrenderci all’evidenza: il Festival doveva andare in onda come fosse uno spettacolo televisivo. Platea vuota, pochi fronzoli.

“Cosa ne sarà dello show?”, ci siamo chiesti, “cosa ne sarà di Sanremo?”. Ha risposto Amadeus, che dopo le prime difficoltà (e titubanze) ha cucito addosso a questo difficile inizio di 2021 un Festival come si richiedeva: semplice, in sordina forse, ma con tanta musica che è arrivata nelle case di tutti. “Grazie”, ripetono ad uno ad uno gli artisti sul palco, “grazie per averci ridato l’emozione, la musica”, senza mai dimenticare tutti i lavoratori dello spettacolo che li accompagnano nei loro tour e che sono oramai fermi da un anno in una crisi che sembra non avere fine. “Per affrontare la stupidità abbiamo ancora l’ironia”, sussurra una gigantesca Ornella Vanoni, ”è molto importante aver fatto questo”, ribadisce. E il senso è tutto qui: l’averlo voluto a tutti i costi, anche con i se e i ma.

D’altronde non è forse la musica ad averci consolato nei giorni bui del lockdown? Non sono forse le “canzonette” che abbiamo gridato dai balconi e che tutto il mondo hanno commosso, l’abbraccio che non potevamo darci? In un urlo ancora più forte il Festival di Sanremo ha ribadito che la cultura, la musica italiana c’è e ci abbraccia e aspetta di essere cantata nei live. Perché una cosa è certa: i teatri pieni, i palazzetti brulicanti, i parterre saltellanti ci mancano da impazzire. Come è mancata la platea al Festival di Sanremo 2021. L’ha detto Fiorello, mattatore spuntato, l’ha ribadito Amadeus: “Il silenzio dell’Ariston vuoto è stato terrorizzante, ci è mancato il pubblico”. Ma non si poteva fare altrimenti. E allora è andata bene così. Un plauso doppio ai protagonisti che hanno raccolto questa sfida complicata. E speriamo che sia l’ultima volta. Buonanotte, Sanremo.

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