Grande Astutillo Malgioglio

Il grande Astutillo Malgioglio, uno dei più famosi secondi portieri di sempre, è stato premiato dal Presidente Mattarella. 

Il Presidente Mattarella ha conferito l’Ordine al Merito della Repubblica al sessantatreenne Astutillo Malgioglio “Per il suo costante e coraggioso impegno a favore dell’assistenza e dell’integrazione dei bambini affetti da distrofia”. 
Probabilmente tanti non sanno nemmeno chi sia, ma la sua è una storia enorme, una di quelle che devono essere raccontate.
 
Tutto ebbe inizio il giorno di Natale del 1977, quando, insieme a degli amici, fece visita a un centro per bambini cerebrolesi. «Mi colpì la loro emarginazione, – ha raccontato a Il Fatto Quotidiano – l’abbandono, il menefreghismo della gente. Fu un’emozione fortissima, un pugno nello stomaco… E, quel giorno, tutto mi apparve chiaro».
 
Astutillo Malgioglio, per gli amici Tito, è stato un portiere professionista, riserva dell’Inter di Trapattoni, quella dello scudetto dei record. 
Aveva aperto vicino casa, a Piacenza, la ERA 77 (acronimo di Elena, il nome della figlia nata appunto nel 1977, di Raffaella, la moglie, e di Astutillo), una palestra per la rieducazione motoria dei bambini cerebrolesi: aiutato dalla moglie, prestava questo servizio gratuitamente nel suo tempo libero.
Malgioglio ha spiegato poi, in un’intervista a Ziliani per “Il Giorno”, che lo ha fatto per tanti anni ma, purtroppo, a fari spenti: non era visto di buon occhio che un calciatore professionista si distraesse con attività inutili o bizzarre come, appunto, aiutare chi ne avesse bisogno. 
Ha raccontato, però, di aver avuto la fortuna di incontrare anche due uomini straordinari, Nils Liedholm e Sven Goran Eriksson, allenatori alla Roma dall’83 all’85, che convinsero il presidente Viola a mettere a disposizione di Tito nel tempo libero la palestra di Trigoria, per permettergli di fare anche a Roma quel che aveva cominciato a fare a Piacenza.
Tito ha poi ammesso come l’Associazione Calciatori avesse aperto una raccolta fondi tra tutti gli iscritti (gli oltre mille calciatori di serie A, serie B, serie C1 e serie C2) a favore della sua attività e che alla fine il ricavato era stato di sole 700 mila lire, che con un certo imbarazzo l’AIC aveva provveduto a fargli avere. 
Ma, soprattutto, ha svelato in quell’intervista come un giorno Jurgen Klinsmann, negli anni in cui Tito giocò nell’Inter, gli avesse chiesto come mai finiti gli allenamenti scappava subito verso Piacenza, e che, una volta spiegato il motivo, il tedesco gli chiese di poterlo accompagnare. 
Salì così sul maggiolino scassato di Malgioglio, andò con lui a Piacenza e passò l’intero pomeriggio con Tito ad assistere i bambini cerebrolesi.
Prima di tornare a Milano, Jurgen sfilò di tasca il libretto degli assegni e, senza proferire parola, scrisse 70 milioni, staccò l’assegno e lo consegnò al compagno. Aveva gli occhi lucidi. 
 
Come quelli di Malgioglio. 
 

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