Dalla pagina Facebook di Giancarlo Gazzaniga.
I pirati non portavano la benda sull’occhio perché fossero mutilati o ciechi.
La benda aveva solo una funzione pratica: l’occhio umano richiede tempo per abituarsi all’oscurità, anche molti minuti. I pirati, però, si muovevano continuamente tra il sole dei ponti e il buio del sottocoperta. Tenendo un occhio bendato potevano scoprirlo appena si trovavano al buio e averlo subito efficiente nell’ombra.
Questa tecnica diventava particolarmente efficace negli arrembaggi, quando gli scontri si spostavano rapidamente da sopra il ponte a sottocoperta e il non restare accecati poteva salvarti o meno la vita.
Quanto agli orecchini, anche quelli erano usati dai pirati. Sempre e solo a cerchio, sino a 4, due per orecchio.
Sembra servissero a segnalare il superamento dei passaggi più celebri di tutti i mari del mondo (più orecchini, più passaggi) ma, restando nel campo delle ipotesi, la più suggestiva è che, essendo fatti d’oro e pesanti, garantissero con la loro fusione una sepoltura degna, se il pirata moriva in terra straniera. Per questo, all’interno, veniva anche inciso il nome, in caso di morte violenta, come fosse una piastrina militare.
La bandiera pirata con il teschio, il Jolly Roger, aveva invece la funzione di una primordiale guerra psicologica. (Maestro di questo aspetto era il Pirata Barbanera, il quale si faceva anche accendere la barba per terrorizzare i nemici).
Esporre il Jolly Roger significava rischiare di venire attaccati da flotte governative e militari, ma anche usare il potere terrorizzante del simbolo per indurre alla resa senza combattere, obiettivo primario dei pirati, per prendere il carico senza perdite umane e di beni.
Se, però, la nave non si arrendeva subito, i pirati issavano la bandiera con sfondo rosso che significava che non ci sarebbe stata pietà: tutto l’equipaggio sarebbe stato ucciso, a parte gli inermi, le persone che potevano avere valore come ostaggio e le donne le quali, però, potevano dover scegliere tra violenza e annegamento.
Ma non è che i pirati fossero solo criminali e sbandati.
Diventavano pirati tanti marinai comuni per sfuggire a condizioni di navigazione terribili e per garantirsi più sopravvivenza, regole meno rigide, una spartizione più o meno equa dei guadagni.
La cosa incredibile che ho letto è che tra pirati, in particolare quelli che agivano nei Caraibi, era previsto il matrimonio omosessuale.
Si chiamava Matelotage ed era una sorta di contratto per cui due uomini si univano, a prescindere dal fine amoroso, garantendosi la divisione dei compensi e l’eredità a chi sopravviveva, oltre al dovere di combattere fianco a fianco e agire nel reciproco interesse. Poteva essere esteso anche ad altre categorie di lavoratori, come i piantatori.
In diversi casi questi rapporti potevano essere anche legami sentimentali, in particolare in terre dove gli equipaggi si incontravano e scontravano solo con altri pirati. Era comunque previsto che laddove uno dei pirati uniti nel matelotage trovasse una compagna stabile, essa diventasse compagna anche dell’altro, in una sorta di relazione poliamorosa.
Non risulta però che i pirati fossero una sorte di ambiente aperto, antesignano dei tempi.
Le donne non erano accettate come equipaggio sulle navi pirata. Le si considerava inadatte al combattimento e portatrici di dissidi e gelosie. Ciononostante vi furono casi di donne pirata, sovente imbarcatesi in abiti maschili per poi rivelare successivamente la loro identità.
Celebre è la storia di Mary Read e Anne Bonny, che fecero parte della ciurma del pirata Calico Jack. Anne era l’amante del pirata e quando imbarcarono sulla nave anche Mary, che vestiva in abiti maschili, ne divenne amica e forse amante.
Sembra che le due piratesse vestissero da donne durante la navigazione, ma indossassero abiti maschili in combattimento.
In Cina, invece, era prassi portare le famiglie dei pirati a bordo.
Fu così che, in quanto moglie, salì in nave la più celebre piratessa di sempre.
Ex prostituta, la bellissima Ching Shih si era sposata al pirata che comandava la Flotta della Bandiera Rossa navigando con lui.
Spregiudicata e coraggiosa anche in battaglia, era consigliera del marito che, con il suo aiuto, riuscì a portare moltissime navi pirata sotto la sua guida, con un’armata intorno ai 50.000 uomini.
Morto lui per annegamento, Ching Shih prese il comando della flotta accrescendola fino a 80.000 persone al suo comando.
La donna governava con durezza, comminando la pena di morte per chi rubava beni dal tesoro comune o disobbediva agli ordini.
Imbattibile per anni, riuscì persino a rompere il blocco di una flotta militare congiunta cinese e portoghese.
Shih si arrese il 17 aprile 1810, consapevole che la sconfitta fosse comunque prossima ad arrivare.
Trattò così alla pari con il governo e, in cambio della rinuncia alla pirateria, ottenne di mantenere una flotta personale e che nessun degli uomini che l’avevano servita fosse perseguito.