Non più figli di serie A e di serie B

Via libera al decreto legislativo che attua la delega in materia di riconoscimento dei figli naturali. Scompare quindi dal codice civile la distinzione tra figli di serie A e figli di serie B, «si è figli e basta. Questo è un gradissimo fatto di civiltà», sottolinea il premier Letta. La norma sancisce «eguaglianza giuridica di tutti i figli, nati nel matrimonio o fuori da esso nel pieno rispetto dei principi costituzionali e degli obblighi imposti a livello internazionale». Queste, nel dettaglio, le novità della riforma, che riguarda anche modifiche al codice penale, a quelli di procedura penale e civile e alla legge consolare. Con il decreto viene introdotto il principio per cui la «filiazione fuori dal matrimonio produce effetti successori nei confronti di tutti i parenti, allo stesso modo in cui li produce la filiazione nel matrimonio»: viene così eliminato in tutta la legislazione vigente ogni riferimento ai figli “legittimi” e a quelli “naturali”. Stop anche alle discriminazioni per i figli adottivi: nei casi di adozione piena, ossia che riguardi persona minorenne, si acquisisce lo stato di figlio nato nel matrimonio». Esclusa, invece, l’equiparazione per gli adottati maggiorenni, per i quali non sorge alcun vincolo di parentela con i parenti degli adottanti. Più in generale, viene superata la nozione di “potestà genitoriale” e introdotta quella di “responsabilità genitoriale”: una diversa visione che «privilegia il superiore interesse dei figli minori”. “La piena equiparazione tra figli legittimi e figli naturali, e quindi il riconoscimento di un unico status di figlio, costituisce l’attuazione della legge approvata a larga maggioranza nella XVI legislatura grazie ad un enorme e pregevole lavoro svolto in Commissione giustizia. Finalmente il legislatore si avvicina all’evolversi della società e del sentire comune. Non ci saranno più differenze: i figli saranno semplicemente figli. Si è affermato il concetto di unicità del figlio, la filiazione senza aggettivi, il che significa che tutti i figli hanno lo stesso stato giuridico ed hanno diritto ad un’unica identità familiare – ha chiarito Ferranti – con uguali rapporti di parentela e con gli stessi diritti patrimoniali e successori”.

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