La rana Pd e lo scorpione Renzi nella favola raccontata da Dario Franceschini

Da giornalettismo.it

Funesto presagio di morte. Di doppia morte. Dario Franceschini ha raccontato una favola di Esopo, esattamente nelle stesse ore in cui Matteo Renzi rilasciava ai microfoni di Porta e Porta le sue dichiarazioni in merito alle ultime vicende politiche e alla permanenza di Italia Viva all’interno dell’esecutivo guidato da Giuseppe Conte. Non un riferimento casuale, dunque, anche se l’accostamento con i protagonisti della favola non veniva mai fatto in maniera esplicita. Ma è molto difficile travisare il senso delle parole del ministro dei Beni Culturali. La favola scorpione-rana scelta da Franceschini ha un significato ben preciso.

Il ministro ha scelto l’immagine di un foglio scritto con penna stilografica, in bella grafia, che riportava il breve racconto: uno scorpione chiese a una rana un passaggio sul suo dorso per attraversare il fiume. La rana, in un primo momento, obiettò che se lo avesse fatto, lo scorpione l’avrebbe punta con il suo pungiglione velenoso. L’obiezione dello scorpione era rappresentata dal fatto che, se l’avesse punta mentre stavano guadando il fiume, sarebbe morto anche lui. La rana si convinse e iniziò l’attraversamento con lo scorpione sul dorso. A metà del guado, tuttavia, avvenne proprio quello che la rana aveva temuto e lo scorpione la punse. A quel punto, l’anfibio chiese allo scorpione il perché del suo gesto e quello le rispose: «Sono uno scorpione, è nella mia natura».

Favola scorpione-rana e la risposta con la volpe e l’uva
Il paragone Renzi-scorpione è evidente. Dopo aver fatto di tutto affinché questo governo partisse, con le premesse che sarebbe andato avanti per tutta la legislatura, Matteo Renzi ha sferrato l’attacco a giochi fatti. Anche a costo di affossare il Pd e il suo stesso partito, Italia Viva, che non sembra navigare nell’oro di sondaggi positivi. Un accostamento molto duro, quello di Franceschini, con lo scorpione da sempre simbolo di un qualcosa di pericoloso e infingardo, che non è passato inosservato.

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