Marcello Mastroianni

Da urbanpost.it
Marcello Mastroianni, icona del cinema italiano. Nato a Fontana Liri, in provincia di Frosinone, cresciuto artisticamente a a Roma. Schivo e riservato, anti divo per eccellenza, è stato un attore di straordinario talento e incredibile fascino, la cui arte è imprigionata, per nostra fortuna, in pellicole che non ci stancheremo mai di vedere: da Le notti bianche a I soliti ignoti, da La dolce vita a Il bell’Antonio. E ancora La notte, Divorzio all’italiana, 8 e 1/2, Ieri, oggi e domani. Ha vinto tutto quello che un attore può desiderare: due Golden Globe, otto David di Donatello, otto Nastri d’argento, cinque Globi d’oroe per due volte la Coppa Volpi alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e il Leone alla Carriera nel 1990.
Nella sua vita tante donne, tante storie d’amore. «È che io vorrei fare felici tutte, è quella la mia pretesa. Ci sentiamo furbi, ma quando ne vuoi troppe alla fine non ne hai nessuna. È che siamo generosi: delle vittime», aveva raccontato in un’intervista Marcello Mastroianni, che è stato legato a Silvana Mangano, Flora Carabella, Catherine Deneuve e Anna Maria Tatò, con la quale ha convissuto dal 1976 fino alla morte, sopraggiunta il 19 dicembre 1996. Ed è stata proprio la regista pugliese qualche tempo fa ad affidare alle pagine di Vanity Fair l’aneddoto di come è nata la storia d’amore con Mastroianni e come questi ha vissuto i suoi ultimi giorni di vita. Ed è una testimonianza di cui dobbiamo prenderci cura, che dovremmo leggere con tenerezza, considerando che Anna Maria Tatò non ha mai voluto concedere alla stampa troppo della sua intimità col divo de La dolce vita. Al suo compagno ha dedicato il magnifico documentario, Mi ricordo, sì, io mi ricordo, presentato alla sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes 1997.
La storia d’amore con Anna Maria Tatò: il timido inizio nel 1976 con “Todo modo”
Anna Maria Tatò e Marcello Mastroianni si sono conosciuti agli inizi degli anni ’70, quando lei curava la comunicazione di giganti del nostro cinema come Ettore Scola e Marco Ferreri: «Facevo l’addetta stampa e mi recai sul set della Grande abbuffata per collaborare con Marco Ferreri, l’amico più stretto di Marcello. Andai da Mastroianni per salutarlo e venni accolta con freddezza: “Detesto i giornalisti e tutti quelli che hanno a che fare con quel mestiere”. Risposi duramente: “Peggio per lei. Io sono abituata a lavorare con giornalisti bravissimi e con persone serie”. Mi girai, me ne andai e per tutta la lavorazione del film non lo salutai più. Era come se non lo vedessi!» – ha raccontato la regista italiana – «Non se lo aspettava, soffriva che non lo guardassi. Nei corridoi sentivo mormorare: “È proprio una donna forte, una di quelle italiane che non esistono più”, e ancora: “Ma perché Anna Maria fa così? A lui, lei piace molto”».
«Ascoltavo e pensavo tra me e me: “A me invece non piace, non mi interessa proprio”. L’unico a credere in un futuro tra me e Marcello, che in quel periodo si stava separando, era Ferreri. Marco era un mago, aveva una sensibilità speciale: “Tu non mi vuoi dare retta”, mi sussurrava, “ma siete fatti l’uno per l’altra e sento che prima o poi finirete per stare insieme”». Nemmeno una cena a casa di Marco Ferreri e un invito a ballare di Mastroianni bastarono a far capitolare Anna Maria Tatò, ci volle del tempo perché quel “puntiglio” si trasformasse in amore, l’uggia fastidiosa in desiderio. La svolta nel 1976 alla prima di Todo modo di Elio Petri, organizzata proprio da lei: «Per la prima volta, Marcello mi apparve sotto una luce diversa. Mentre scorreva sullo schermo, soprattutto nella scena del rosario, aveva una specie di febbre addosso, una sorta di forza interiore. Rimasi folgorata!», ha confidato la regista.
«Lui mi prese in contropiede: ‘Scusami, hai ragione, ma devi sapere che sono molto timido!’»
«Poi incontrai Enzo Siciliano. Mi prese da parte: “Ma che gli hai fatto a Marcello? Un sortilegio? Parla soltanto di te, hai un vero ammiratore” – ha raccontato Anna Maria Tatò – Scrollai le spalle, congedai Siciliano, consolai Petri: “Non ti inquietare per i giudizi, il film è bello e farà la sua strada”, e poi andai alla ricerca di Marcello per salutarlo. Era bello come il sole e mi avvicinai speranzosa: “Ciao, posso parlarti?”. Lui non mi rispose. Procedetti comunque: “Sei straordinario in questo film, mi hai dato un’emozione vera”. E questo stronzo che fa? Si gira e se ne va. Allora lo inseguii: “Scusa Marcello, ma ti lamenti sempre (…) e adesso che ti faccio un complimento ti giri e scappi?”. Lui mi prese in contropiede e un po’ sincero, un po’ furbo disse soltanto: “Scusami, hai ragione, ma devi sapere che sono molto timido”. Anche solo per quella risposta l’avrei baciato lì, in mezzo a tutti gli altri. In qualche modo, la nostra storia, una storia del tutto imprevedibile, iniziò lì, proprio quella sera». E la loro favola, o meglio «storia d’amore vivissima», come la definisce lei, è durata a lungo, fino alla scomparsa di lui.
Marcello Mastroianni e quello strano sogno fatto prima di morire: il racconto di Anna Maria Tatò
E su quegli ultimi giorni la regista ha raccontato un aneddoto di una delicatezza incredibile: «Marcello non era ateo, ma scettico. Ma nell’ultimo periodo non si era riavvicinato a Dio e anzi, con Dio era un po’ incavolato. Camminava nell’appartamento di Parigi, indossando una vestaglia rossa di alpaca e ogni tanto faceva i capricci. Fuori nevicava e, anche se a Natale mancava più di una settimana, gli venne voglia di avere l’albero in casa. Voleva vedere le luci accendersi e spegnersi, come da ragazzo quando i dieci figli di suo nonno, chi da Torino, chi da Orbetello, arrivavano a Roma con nipoti, mariti e mogli per festeggiare. Andai al Bon Marché, convinsi gli inservienti a mettere l’albero in uno scatolone e una volta a casa mi resi conto che da sola non avrei mai potuto montarlo. Per fortuna ci venne a trovare quella donna formidabile di Rosellina Archinto e in pochi minuti il desiderio di Marcello diventò realtà. Lo mettemmo davanti alla finestra, con la Torre Eiffel sullo sfondo e lo osservai. Era così felice, Marcello. Così soddisfatto». Poi il ricordo di un sogno fatto poco prima di lasciare questa vita: «“Anna Maria, stanotte ho fatto un sogno strano, camminavamo assieme in un paesaggio oscuro, quando tu ti sei improvvisamente allontanata correndo e io non riuscivo a raggiungerti”, “Ma cosa ti turbava della mia fuga?”, “Che ci fosse un uomo ad aspettarti”, “Ma come ti viene in mente? Guarda come mi hai ridotta”, gli dissi ridendo. E lui rispose: “Se gli altri ti vedessero come ti vedo io, verrebbe in mente anche a te”».

 

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Le impronte di Marcello Mastroianni sul piazzale del Grauman’s Chinese Theatre, Los Angeles

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Enrico Vanzina che riceve un omaggio dal comune di Fontana Liri durante la sua partecipazione al premio Fontana Liri per Marcello Mastroianni 2019 (quarta edizione) 

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