Laura Pausini non canta Bella Ciao.
L’intervento di Fanpage.it
Laura Pausini, ti voglio bene ma su Bella Ciao non hai capito niente.
Rifiutarsi di cantare Bella Ciao perché “io non voglio cantare canzoni politiche” non significa essere imparziali. Se fra violentatore e violentato non prendi posizione, nei fatti stai con gli autori della violenza.
Facciamo un passo indietro: Laura Pausini mi piace, è bravissima con la voce e poi io amo chi fa le boccacce, ride forte e sposa le coppie di suoi fan gay sul palco.
Laura Pausini non è gli ZetaZeroAlfa, e non somiglia neanche a Rita Pavone che criticò i Pearl Jam: “Aprire i porti? Fatevi gli affari vostri”.
Laura Pausini è una donna intelligente, anche se ieri ha compiuto una fesseria enorme rifiutandosi di cantare la canzone italiana più significativa di sempre.
Per dirla con un po’ di pathos, Bella Ciao è la colonna sonora che ha permesso a tutte le altre canzoni di essere cantate liberamente.
In Afghanistan i talebani vietarono il volo degli aquiloni, da noi i fascisti vietarono Bella Ciao e ogni canzone di libertà.
La storia di Primo Levi e dei sette fratelli Cervi, ammazzati uno dopo l’altro.
Oppure Anna Pardini, aveva 20 giorni quando i nazifascisti la uccisero per gioco a Sant’Anna di Stazzema.
Bella Ciao è stata una canzone di resistenza contro tutto questo.
Bella Ciao è diventata memoria collettiva e rito, come un bacio prima di andare a letto, oppure appena svegli per augurarsi buona vita.
Per questo Laura Pausini hai ragione quando dici che Bella Ciao è una canzone politica, come politica è ogni apertura e ogni strofa cantata insieme.
E a chi dice che Bella Ciao è divisiva, io rispondo: “Aveteragione, Bella Ciao separa il grano dalla pula”.
Viva Bella Ciao!
